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Vampire Hunter D Volume 1 Capitolo 4C

Immagine del redattore: Makine-kunMakine-kun

Aggiornamento: 27 dic 2023

Greco era avvezzo a combattere.

La ragione per cui dimenticò il potere della sua tuta, e scaraventò via Doris con tutta la sua forza, era perché aveva intuito come sarebbe finita la battaglia imminente.


Incapace di prepararsi in tempo, Doris sbatté la testa contro il bordo di un tavolo.

Quando riprese conoscenza, era tra le braccia di qualcuno, e la questione era già stata risolta.

"Ahi, mi fa male" disse, sfregandosi la fronte.


Rei Ginsei le rivolse un sorriso gentile e l'aiutò ad alzarsi da terra.

"Abbiamo risolto con quei teppisti.

Non ho ancora ben capito la situazione, ma suppongo che sarebbe meglio andarcene prima che arrivi lo sceriffo".


"Uhm, sì, hai ragione".

A causa del forte mal di testa, Doris era stordita ma notò subito qualcosa di strano.

Ogni membro della banda di Greco giaceva steso sul pavimento.

Le braccia e le gambe dei due più vicini a lei erano state piegate orribilmente all'indietro.

Molto probabilmente erano stati vittime della mostruosa forza di Golem.


Ciò che attirò l'attenzione di Doris furono la spada lunga e il machete che giacevano vicino a loro.

Non era sicura riguardo al machete, ma la spada lunga era sicuramente una sciabola ad alta frequenza con un generatore di onde soniche incorporato, capace di tagliare attraverso il ferro.

Entrambe le armi si erano spezzate all'elsa, come se avessero cercato di tagliare un blocco d'acciaio.


Dietro uno dei tavoli rotondi, si contorceva il braccio destro di Greco, un certo O'Reilly, noto per la sua abilità con una pistola.

Una volta, Doris lo aveva visto colpire un'ape in volo a cinquanta metri di distanza in una frazione di secondo.


L'ultima volta che Doris aveva visto O'Reilly, aveva già la mano sulla pistola.

Se uno dei quattro si fosse avvicinato, avrebbe sparato all'istante.


Eppure, eccolo lì, steso a faccia in giù sul pavimento con la mano ancora stretta intorno al calcio della pistola.

Notando la ferita che l'aveva messo KO, Doris rabbrividì.

Il retro della testa si O'Reillyera diviso in due.

Uno di loro, probabilmente escluso Golem, si doveva essere avvicinato di soppiatte alle sue spalle e gli aveva spaccato la testa prima che avesse il tempo di agire.


I tre teppisti che erano stati sbattuti inizialmente contro il muro erano ancora svenuti, e forse erano i più fortunati di tutti.


In diagonale rispetto a O'Reilly, qualcuno si affacciò.

Doris sentì defluire tutto il sangue dal corpo.

Il volto dell'uomo rimasto sembrava essere stato pungolato da api assassine, la sua pelle era gonfia di pustole rosso scuro che gocciolavano costantemente sul pavimento.


Doris lo notò solo a quel punto: un piccolo ragno nero che camminava sul pavimento si era fermato ai suoi piedi.

Riprese a camminare e le passò accanto, come se qualcuno lo stesse chiamando.


Risalì i sandali di cuoio del gobbo, poi lungo la sua schiena fino alla massiccia gobba coperta da un gilet di cuoio.

Sia il gilet che la gobba si aprirono nel mezzo, e il ragno scomparve nella fessura.

La fessura si richiuse subito.


"Ti ha sconvolta? Temo che sia troppo scioccante per una come te..." la voce di Rei Ginsei sembrava provenire da molto lontano.

Era come il rintocco di una campana, poiché Doris aveva appena posato gli occhi sulla principale vittima di quella battaglia ultraterrena.

Greco, l'unico illeso, ancora seduto sulla una sedia con le mani strette intorno agli appoggiabraccia, con stampato in volto l'espressione di un uomo morto.


Lo stridio del legno contro legno che sentiva era il suono del suo corpo tremante che faceva sbattere le gambe della sedia contro il pavimento.

Qualsiasi cosa avesse visto dalla sicurezza della sua tuta da combattimento, lo aveva traumatizzato a vita.


"Cosa avete fatto?" chiese Doris, con voce ferma, quando finalmente si voltò verso Rei Ginsei e si sfilò dalle sue braccia.


"Nulla di che".

Rei Ginsei fece una smorfia mortificata.

"Abbiamo semplicemente finito quello che hanno iniziato, nel nostro inimitabile stile, ovviamente".


"Grazie" disse Doris riconoscente.

"Apprezzo davvero il vostro aiuto.

Se pensate di stare in città per un po', troverò il modo di ripagarvi".


"Non vi preoccupate.

Non c'è nulla al mondo di più profano dell'orrore dell'essere costrette con la forza.

Sono solo incappati nell'ira divina".

"Mi aduliate, ma avreste fatto lo stesso per un'altra ragazza se fosse stata trattata a quel modo?"

"Certo, sarei corso in suo aiuto. A patto che fosse bella".


Doris distolse lo sguardo dal volto serenamente sorridente del belluomo.

"Beh, grazie ancora. Se volete scusarmi".

"Sì, ci occupiamo noi di questo pasticcio. Ci siamo abituati".

Mentre Rei Ginsei annuiva gioiosamente, qualcosa di oscuro s'impossessò suo sguardo.

"Sono sicuro che ci incontreremo di nuovo".


Pochi minuti dopo, Doris era sul carro in direzione della fattoria.

"È successo qualcosa, Sorella?" chiese Dan, preoccupato, seduto accanto a lei.

La sua espressione distante non cambiò.

Le ansie che infestavano la sua mente le impedivano di sorridere.


Si aspettava Greco si vendicasse, e in più non aveva nessuna garanzia che D sarebbe tornato.

Avrebbe dovuto fermarlo, quando le aveva detto che sarebbe entrato nel castello del signore durante il giorno per sfruttare la capacità dei dhampir di operare alla luce del giorno.


Se non avesse fatto ritorno, sarebbero rimasti impotenti e soli al prossimo attacco del Conte.

Non aveva prove che il Conte sarebbe venuto quella sera, ma ne era abbastanza sicura.

Doris scosse inconsciamente la testa.

"No, significherebbe che D era morto...

So che tornerà, pensò".


Sì sfiorò la nuca.

Prima di partire, D le aveva messo quello che aveva definito un 'amuleto' sul segno del morso del vampiro.

Era una cosa semplice, aveva fatto leggermente pressione col palmo della mano sinistra sulla ferita.

Non le aveva nemmeno spiegato quale effetto dovesse avere, ma ora era tutto su cui Doris poteva contare.

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