Appena il sole sorse la mattina successiva, Doris affidò il dormiente Dan al medico e lasciò la fattoria.
"Hai davvero intenzione di andare?
Supponendo anche che sia ancora vivo, non sai se riuscirai a trovarlo".
Il Dottore si riferiva, ovviamente, a D.
Doris mantenne il silenzio e sorrise.
Non era un sorriso sconsolato.
Avrebbe salvato D, anche se ciò l'avesse uccisa.
Questa era la convinzione che sosteneva il suo sorriso.
"Non preoccuparti, torneremo sicuramente.
Prenditi cura di Dan per me".
E con queste parole, si voltò a cavallo diretta verso il castello dei vampiri.
Aveva paura.
Aveva già sperimentato una volta i maledetti denti del vampiro, e poche ore prima aveva rischiato di essere attaccata di nuovo.
E aveva già perso ogni memoria dell'efficacia dell'aglio.
Dopo aver sentito dal Dottor Ferringo che il Conte era scappato per qualche motivo sconosciuto, Doris si convinse che la polvere d'aglio aveva funzionato davvero.
Ma appena ebbe questa convinzione, ogni ricordo della polvere fu cancellato dalla sua mente.
Al suo posto, Doris ricordò come la notte precedente, il temibile Nobile aveva affrontato le sue difese come se fossero giocattoli.
Il ricordo era inciso vivamente nella sua mente.
Non poteva batterlo. Non c'era modo di fermarlo.
Mentre correva attraverso le pianure con una destrezza equestre che avrebbe messo in imbarazzo qualsiasi uomo, il suo cuore era a un passo dal cadere in un abisso di oscurità e disperazione, finché il viso innocente del fratello non le comparve davanti.
“Non preoccuparti, la tua sorellana non permetterà a quel bastardo di avere la meglio su di lei. Riporterò D indietro, e poi li elimineremo tutti quanti” pensò.
Oltre al viso di Dan, un altro volto le balenò davanti agli occhi.
Più freddo di quello del Conte, un volto così squisito da farle venire i brividi.
“Fai che non ti trovi morto. Non mi importa quanto sarai ferito, ma per favore sii ancora vivo”.
Anche se le ore di confort gestite dal controllore meteorologico erano terminate, la mattina fredda sulla prateria era così bella e carica di vitalità che il verde del paesaggio assumeva una tonalità più profonda.
Una dozzina di uomini a cavallo, che sembravano essere stati in sella tutta la notte, alzarono una nuvola di polvere quando si fermarono bruscamente su una strada attraversata solo da una piacevole brezza mattutina.
La strada proseguiva verso il villaggio di Ransylva, spingendosi tra praterie d'erba alta fino alla vita.
A venti metri di distanza, quattro figure erano sbucate dal sottobosco e ora si trovavano in mezzo alla strada, bloccando il passaggio dei viaggiatori.
"Ma cosa diavolo state cercando di fare?!"
"Siamo il Corpo di Difesa della Frontiera, inviato per ordine della Capitale. Fuori dai piedi!"
Gli occhi del secondo uomo a gridare si strinsero cauti.
L'aspetto stravagante di questo quartetto urlava pericolo.
"Un giovinetto dal viso femmineo, un bastardo gigantesco, un sacco di ossa con la testa a punta e uno gobbo: non sarete per caso la Squadra dei Demoni, vero?"
"Ottima deduzione," disse Rei Ginsei con un sorriso del tutto adeguato alla lussureggiante e verde mattina.
Con quel sorriso, era difficile immaginare che questo giovane sfrontato fosse il capo della brutale banda di banditi che aveva terrorizzato la parte settentrionale della Frontiera.
"Siamo scesi qui per fare un po' di soldi, dopo che i nostri volti sono diventati un po' troppo famosi al nord.
Però abbiamo scoperto che voi ragazzi state girando di villaggio in villaggio con ordini di cattura con la nostra faccia, abbiamo deciso di aspettarvi qui.
Fate i bravi".
Tutti i membri del Corpo di Difesa della Frontiera si infuriarono per il suo tono insolente.
L'uomo dal viso serio, apparentemente il loro comandante, gridò: "Chiudi quella dannata bocca!
Abbiamo viaggiato al doppio della velocità fino a Pedros dopo aver saputo che voi bastardi siete stati visti in città e vi avevamo mancati per un soffio!
Non posso credere alla nostra fortuna.
Questi idioti sono caduti tra le nostre mani.
Vi arresteremo subito.
Non mi importa se siete i banditi più feroci mai visti sulla terra, dovete essere tutti scemi.
Siamo il dannato Corpo di Difesa della Frontiera, cretino!"
La sua sicurezza non era un bluff.
Inviato dalla Capitale a intervalli regolari per pattugliare l'intera Frontiera, il Corpo di Difesa della Frontiera era stato addestrato per combattere creature e bestie di ogni tipo.
Erano equipaggiati con armi pesanti, e in battaglia erano coordinati come un'unica mente.
Dei pesanti suoni metallici risuonarono dalle selle dei membri della squadra alle sue spalle.
Era il suono dei proiettili che venivano automaticamente inseriti nei bazooka senza rinculo di cui erano dotati.
I membri della squadra avevano già puntato Rei Ginsei e il suo gruppo con i loro fucili laser.
Nonostante la rissa nel saloon fosse roba da leggenda, sembrava improbabile che dei comuni mortali come loro potessero resistere all'assalto del Corpo di Difesa della Frontiera.
"Cosa ne dite? Dato che vi siete presi la briga di consegnarvi da soli, vi permetteremo di gettare le armi, va bene? In questo modo potrete sopravvivere fino alla forca" disse il comandante.
"Non mi va," rispose Rei Ginsei.
"Cosa?!"
Un brivido attraversò i membri del Corpo di Difesa della Frontiera.
Poi, il quartetto distolse gli occhi dal Corpo di Difesa della Frontiera per guardare da un'altra parte.
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