Incerta su cosa fare, Doris guardò D.
Seduto sul cavallo, le fece il piccolo cenno del capo e lei decise.
Doris fece un inchino alla signora, che stava guardando D con occhi sognanti, e rispose: "Sembra che resterò qui finché il dottore non torna".
Suonava un po' tesa, ma era inevitabile.
Pensava che D sarebbe venuto con lei, invece si allontanò a cavallo.
"Oh, scusa! Non è con te?" chiese la donna eccitata.
Non tentò nemmeno di nascondere la delusione.
Doris non ebbe tempo di arrabbiarsi al pensiero che una signora della sua età sbavasse su D, perché era confusa quanto lei.
"Aspetta. Dove stai andando?"
"Faccio un giro del perimetro".
"È ancora mezzogiorno. Non ci sarà nulla, restai con me".
"Torno presto".
D ripartì senza voltarsi nemmeno una volta.
Dopo un po', prese una svolta a sinistra.
Con tono irritante, una voce chiese: "Perché non le stai vicino?
Vuoi dirmi che sei così preoccupato per il moccioso da non riuscire a stare fermo?
O è solo che non sopporti di vedere la sofferenza sul volto della sorella?
Dhampir o no, mi sembri ancora un po' inesperto.
Eh eh eh. O potrebbe essere che sei innamorato della ragazza?"
"È quello che pensi?"
Con chi stava parlando D?
La strada davanti a lui era una polverosa via che proseguiva tra mura di terra e pietra.
Oltre ai pigri e irritanti raggi del sole che si avviava verso lo zenit, non c'era traccia di nessuno.
Eppure, quella voce parlò ancora.
"Ma cosa dico, non sei un tipo tenero.
Dopotutto, hai il suo sangue nelle vene.
È perfetto, il modo in cui hai detto loro di chiamarti D".
"Silenzio!"
A giudicare dal modo in cui aveva urlato in risposta al suo nome, sembrava che la voce avesse toccato un punto dolente.
Un attimo dopo, il suo tono divenne di nuovo morbido.
"Ultimamente ti lamenti molto. Vuoi litigare?"
"Oh no!" esclamò la voce, sembrando minacciata.
Ma poi, come per evitare di mostrare debolezza, rispose: "Non è che sto con te perché mi piace.
Beh, sai come si dice: dare e avere fa girare il mondo.
Cambiando argomento, si fa per dire, perché non hai detto alla ragazza del segno che hai messo sul suo collo?
Per lealtà a tuo padre? Bastava una tua parola per tranquillizzarla.
Deve essere difficile venire a patti col sangue della Nobiltà dentro di te".
La voce sembrava sincera, ma subito dopo scoppiò in una risata beffarda.
Tuttavia, non si poteva fare a meno di chiedersi se il giovane avesse completamente perso la testa e stesse parlando da solo con un compagno immaginario.
Ma poiché il tono e tutto il resto delle due voci erano completamente diversi, la misteriosa voce poteva essere possibile solo se si era dei ventriloqui davvero esperti.
Gli occhi di D brillarono intensamente, ma presto ripresero la loro solita tranquilla oscurità e la conversazione si concluse.
Continuò a svoltare a sinistra, ad ogni angolo, finché non tornò davanti alla casa del medico.
"Ci sono persone sospette?" la voce risuonò ancora una volta dal nulla.
"Nessuno".
Sembrava che D avesse effettivamente controllato i dintorni, per vedere se ci fossero segni di qualcosa di insolito.
Tuttavia, non mostrò segni di voler scendere dal cavallo, mentre alzava il suo bellissimo volto e faceva una smorfia al sole che si stava inclinando verso ovest.
"È tutto ciò che posso fare?" borbottò.
Forse stava pensando alla spaventosa battaglia imminente.
Per un'istante qualcosa squassò il contegno solito della sua espressione, e poi sparì.
Alcuni cavalli, legati dall'altra parte della strada, si agitarono improvvisamente, e le persone di passaggio si coprirono gli occhi dalla polvere sollevata da un vento spiacevolmente caldo che soffiò di colpo.
L'espressione momentanea comparsa sul viso di D era stata la stessa che le Meduse di Midwich avevano visto: il volto di un vampiro assetato di sangue.
Guardando per un breve momento la porta chiusa della casa del dottore, D scese da cavallo e si diresse fuori dalla città.
Le rovine erano a due ore di distanza.
"Eccolo che arriva. Dovrebbe comparire sulla collina da un momento all'altro" disse Gimlet, tornando come un fulmine.
Quando Rei Ginsei sentì la notizia, si staccò dalla scultura di pietra su cui si era appoggiato.
Gimlet era la loro vedetta.
"Da solo, immagino?"
"Sì, proprio come gli hai detto".
Rei Ginsei annuì, poi si rivolse agli altri due scagnozzi che erano lì, come demoni custodi alla porta di un tempio, con gli occhi fissi sulla prateria.
"Tutti pronti, vedo. Affrontatelo come pianificato".
"Sissignore!".
Rei Ginesi fece un cenno con la testa, Golem e Chullah si inchinavano all'unisono.
Rei Ginsei si avvicinò al cavallo legato dietro di lui.
Il luogo che avevano scelto per questo scontro mortale era dove era stata uccisa Witch.
Sfidare D a un duello nel luogo in cui l'aura di D li aveva battuti e paralizzati era il tipo di cosa che un brigante vendicativo avrebbe fatto.
Ma era anche stata considerata l'utilità del luogo nel limitare i movimenti del loro avversario quando lo avrebbero affrontato quattro contro uno.
Rei Ginsei si accovacciò accanto a Dan, che giaceva dietro una roccia, imbavagliato e legato, e abbassò il panno che copriva la bocca del ragazzo.
Era un panno fatto apposta per l'imbavagliamento.
Il tessuto era intrecciato con fibre speciali che potevano assorbire tutti i suoni, ed era indispensabile per dei rapitori.
Tuttavia, non c'era alcuna giustificazione per la crudeltà di aver tenuto un ragazzo di appena otto anni imbavagliato sin dal mattino.
"Guarda, il tuo salvatore sta arrivando.
Ho ideato questo piano ieri, dopo aver sentito parlare di te e tua sorella, e devo confessare che sembra procedere splendidamente" disse Rei Ginsei.
Appena terminò di parlare, lo sguardo furioso di Dan, che era stato concentrato su di lui per molto tempo, si illuminò di sollievo e fiducia.
Dan guardò verso le colline.
Ritirando leggermente le labbra, Rei Ginsei sghignazzò, "Che tristezza.
Nessuno di voi due è destinato a uscirne vivo".
"Sarete voi a non uscirne vivi".
Terrorizzato e affamato, Dan riuscì comunque a rispondere a tono.
Non gli era stato dato neanche una goccia d'acqua da quando era stato catturato.
"Non avete idea di quanto sia forte D!".
Le sue parole erano forti, ma erano anche una minaccia infantile.
Non aveva mai visto D combattere.
Dan pensò che Rei Ginsei si sarebbe infuriato, al contrario, Rei Ginsei sorrise e rivolse lo sguardo ai suoi tre scagnozzi.
"Potresti avere ragione. Significherebbe sicuramente meno lavoro per me".
Gli occhi di Dan si spalancarono, pensando di aver sentito male.
Ma era vero.
Questo splendido demonio aveva intenzione di seppellire i suoi tre sottoposti insieme a D.
Inizialmente aveva pensato di occuparsi solo di D e Doris, che avevano visto il suo volto.
Dopo aver fatto quel patto col Conte, di trasformarlo in un Nobile, i piani di Rei Ginsei erano cambiato.
Il potere e l'immortalità di un Nobile sarebbero stati suoi, non sarebbe più stato un brigante errante.
Quindi, in accordo col Conte, aveva lasciato a Doris a lui, e aveva deciso di aumentare il numero delle vittime.
Se avesse permesso ai suoi scagnozzi di sopravvivere, poi se ne sarebbe pentito.
Se D li eliminava tutti, tanto meglio.
Ma se la fortuna non fosse stata dalla sua parte, e qualcuno avesse sopravvissuto, li avrebbe uccisi personalmente.
Un cavaliere solitario spuntò sulla cima della collina.
Non ridusse la velocità e galoppò verso di loro a tutta velocità.
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