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Vampire Hunter D Volume 1 Capitolo 7C

Immagine del redattore: Makine-kunMakine-kun

Aggiornamento: 27 dic 2023

"Sei sicuro di riuscire a guidare la carrozza con lei qui?" chiese Doris dalla sella.

La vera domanda era: quanti dei presenti avevano notato la gelosia nella sua voce?.

D non rispose, frustò silenziosamente i cavalli con la frusta di Doris.

Il vento ululava nelle orecchie della ragazza mentre la foresta e i suoi spettri si allontanavano sempre più.


"Dan, non ti sei fatto male, vero?"

Doris riuscì a malapena a far uscire la domanda mentre cavalcava accanto a loro.

Andavano a tutta velocità per evitare che il Conte li raggiungesse, e le ruote della carrozza vorticavano selvaggiamente.


"Per niente.

Stavo per chiedertelo anche io... ma, certo che stai bene.

C'era D e non permetterebbe a nessuno di farti del male".

"No, suppongo di no", concordò Doris, con gli occhi pieni di gioia.


"Avrei voluto tu potessi vedere",disse Dan ad alta voce.

"C'ha messo meno di quindici secondi per sbarazzarsi di quei mostri.

È un peccato che l'ultimo sia riuscito a scappare, ma non poteva farci niente, considerando che D era ferito e tutto".

"Eh? È davvero ferito?"

Era comprensibile che Doris diventasse pallida, ma non era chiaro perché anche Larmica si fosse improvvisamente voltata a fissare D.


"I Cacciatori sono incredibili, sai.

Gli hanno infilato una spada nella pancia e nemmeno se n'è accorto.

D è bravo, ha attraverso i terreni più difficili, io sulla sua schiena e l'altro cavallo tirato dietro di noi.

Dovevi vedere. Con D alle redini, i cavalli saltavano i burroni più grandi, o attraversavano la palude piena di sanguisughe giganti senza battere ciglio.

Già, non si fermavano per niente, neppure quando la pendenza si faceva più ripida - voglio che mi insegni tutto in futuro!".


"Oh, è fantastico. Vedi di prestare attenzione quando ti insegnerà..." le parole di Doris erano esuberanti, ma l'eccitazione si spense rapidamente e furono portate via dal vento.

Forse il suo istinto di ragazza le aveva fatto intuire come sarebbe finita la loro storia.


Immobile, osservando l'oscurità davanti a loro, Larmica disse improvvisamente: "Traditore".

"Cosa hai detto?!" Doris era furiosa.

Si rese conto che la vampira si stava riferendo a D.

Larmica non guardò nemmeno la ragazza, ma fiamme sanguinose uscirono dai suoi occhi mentre fissava il profilo freddo di D.


"Hai abbastanza abilità e potere da intimidire mio padre e me, ma hai dimenticato il tuo nobile sangue.

Senti un qualche dovere verso gli umani, o peggio ancora, sei abbastanza sciocco da servirli cacciando noi.

Mi sento contaminata anche solo a parlarti.

Mio padre non si preoccuperebbe di seguirti fino a qui per cui uccidimi!".


"Zitta! Non riceviamo ordini dai prigionieri!" ruggì Doris.

"Pensi a cosa avete voi? Oh, grandi Nobili?

Solo perché volete nutrirvi, perché desiderate il caldo sangue umano, mordete la gola di persone che non vi hanno mai fatto del male e li trasformate.

E poi, loro si rivolgono e attaccano la famiglia che li amava... costringendoli a piantare uno paletto nel cuore delle persone care.

Siete demoni, siete il Diavolo!

Hai idea di quante persone muoiono ogni anno, genitori e bambini che gridano mentre vengono uccisi da onde anomale e terremoti causati dai controllori del clima che il vostro genere gestisce?"

Doris sputò le accuse contro di lei come un grumo di sangue, ma Larmica si limitò a sorridere con calma.


"Siamo la Nobiltà - la classe dominante.

I governanti hanno il diritto di prendere misure per assicurarsi che i sentimenti ribelli della classe inferiore siano controllati.

Dovresti considerarti fortunata che abbiamo permesso alla tua razza di continuare a esistere".


E poi, con uno sguardo rivolto verso Greco, mentre pensava e correva sul suo cavallo, disse: "In effetti, attaccheremo la tua gente per bere solo una goccia del loro dolce sangue.

Ma cosa mi dici di lui? Ho sentito. Per volerti, non ha fatto nulla per avvertire quel vecchio decrepito, anche quando sapeva che sarebbe stato attaccato".

Doris non riuscì a controbattere.


La voce di Larmica continuava a dominare la notte.

"Ma io non lo condanno per questo" ridacchiò.

"Al contrario, quell'uomo è da lodare.

Non è forse corretto sacrificare gli altri per soddisfare i propri desideri?

I forti dominano i deboli e i superiori lasciano gli inferiori nella polvere, questa è la legge che governa il cosmo.

Ci sono molti tra voi che sembrano condividere il nostro punto di vista".


"Ah ah ah" rispose improvvisamente Doris con un sorriso di scherno.

"Non farmi ridere. Se siete così grandi, allora cosa volete da me?"

Ora era il turno di Larmica di rimanere in silenzio.


"Vuoi sapere cosa ho sentito io?

Mi è venuto il voltastomaco a sentirlo, ma sembra che tuo padre voglia farmi sua sposa.

Ogni notte si aggira intorno alla mia abitazione come un cane in calore, e io lo respingo - pensavo che si sarebbe stancato ormai.

La Nobiltà deve essere in difficoltà se si riduce a tanto per trovare delle donne.

O è qualcos'altro? Potrebbe essere che tuo padre sia semplicemente più strano degli altri?".


La lussuria assassina negli occhi di Larmica era come un raggio di fuoco dritto al viso di Doris.

Per non essere da meno, Doris la affrontò con una scintillante di puro odio.

Sembrava che tra il cavallo al galoppo e la carrozza in corsa ci fosse uno spruzzo titanico di braci invisibili quando i loro sguardi si incrociarono.


All'improvviso, D tirò le redini.

"Oh!" esclamò Doris, affrettandosi a fermare anche il suo cavallo.

Greco, da solo, non sapeva cosa fare, ma poi decise che stare con loro sarebbe stato peggio, e fuggì via nel buio.

Sebbene nessuno fosse del tutto sicuro di cosa stesse facendo, tutti seguirono l'esempio di D, scendendo dalla carrozza quando lui lo fece

Larmica si voltò rapidamente per affrontare gli altri tre.


"Cosa intendi fare?" chiese Larmica.

"Come hai detto tu stessa, siamo abbastanza lontano da evitare che il Conte ci segua.

Ora tutto quello che dobbiamo fare è occuparci di te" disse D dolcemente.

Un'aura tesa apparve sul volto di Larmica, e poi sui volti di Doris e Dan.

"Mi hanno assunto per tenerla al sicuro.

Pertanto, devo uccidere tuo padre.

Ma qualsiasi altra cosa è un altro problema: il che significa che ora ho bisogno che il mio datore di lavoro decida cosa farne di te".


Era rivolto a Doris e lei era perplessa.

Avevano litigato fino a pochi secondi prima.

Doris pensava di odiare abbastanza la vampira da ucciderla, ma la ragazza davanti a lei sembrava una giovane indifesa della sua stessa età.


"Questa figlia della detestabile Nobiltà....

Se non fosse per la sua famiglia, io e Dan staremmo vivendo in pace ora.

Vorrei ucciderla, non posso negarlo.

Che sia per mezzo della mia frusta o D.

Sarebbe giusto; se fosse uno scontro alla pari, non ci sarebbe nulla di cui vergognarsi".


"Cosa vuoi fare?" chiese D.

"Uccidimi" disse Larmica con gli occhi fiammeggianti.

E poi Doris scosse la testa.

"Lasciala andare. Non me la sento di ucciderla.

Non potrei farle del male, anche se è una Nobile... "


D si rivolse a Dan: "e tu?".

"Hai da chiederlo? Non potrei fare niente di così vile come uccidere una donna a sangue freddo - e nemmeno tu, vero?"

I Lang videro un sorriso spandersi sul viso di D.

Negli anni successivi, persino per decenni dopo, entrambi avrebbero ricordato l'espressione di D e si sarebbero sentiti orgogliosi del fatto che erano stati responsabili di quella espressione.

Era proprio un sorriso magnifico.


"Bene, è deciso.

Faresti meglio ad andartene adesso."

E con queste parole, D le voltò le spalle, ma Larmica lo insultò comunque.


"La vostra stupidità mi stupisce. Non illudetevi che vi sia grata.

Vi farò pentire della vostra decisione! Se fossi stata al vostro posto, vi avrei sgozzati come maiali, compreso tuo fratello".


Gli altri tre non si voltarono a guardarla, ma tornarono alla carrozza.

"Prendi il cavallo".

Doris lasciò cadere le redini di fronte a Larmica.


"Anche i bambini conoscono i principi del mondo" disse D con calma dal posto del conducente.

"Cosa?" chiese Larmica.

"La sopravvivenza del più adatto, la forza di fa valere i propri diritti... non è quello che diceva il vostro Sacro Antenato?".


Gli occhi di Larmica si spalancarono, ma un attimo dopo scoppiò a ridere.

"Non solo sei nauseantemente tenero di cuore, ma sembra che tu sia anche portato per le illusioni.

Hai menzionato il Sacro Antenato? Non c'è possibilità che una misera creatura come te conosca qualcuno della sua grandezza.

Colui che ha creato la nostra civiltà, il nostro mondo intero, e le leggi con cui governavamo.

Tutti noi seguivamo fedelmente le sue parole".


"Tutti voi? Ecco perché quel povero vecchio bastardo era sempre così turbato..."

"Povero vecchio bastardo? Cuoi dire che... No, tu non potevi...", la voce di Larmica portava un accenno di paura.

Ricordava una certa, plausibile, voce che era stata sussurrata durante un grande ballo al castello quando era ancora una bambina.

"Una tale abilità e tale potere... Potrebbe essere che tu sia..."


La frusta scioccò.

Quando la carrozza si fu allontanata lasciando dietro di sé solo il gracchiante lamento delle sue ruote, la figlia della Nobiltà dimenticò completamente di prendere le redini del cavallo davanti a lei mentre stava ferma nella luce della luna.

"Potrebbe essere che..."


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