La mattina seguente, Doris fu svegliata dal nitrito acuto di un cavallo.
Una luce bianca penetrava dalla finestra, indicando che era un nuovo giorno.
Era distesa sul letto vestita come quando D l'aveva stordita; D l'aveva posata sul letto dopo lo scontro.
I nervi di Doris erano stati logorati dalla preoccupazione dopo l'attacco del vampiro, e dalla estenuante ricerca di un Cacciatore.
Per la prima volta dopo tanto, quando il potere della mano sinistra di D l'aveva fatta addormentare, aveva dormito profondamente fino al mattino.
Allungando istintivamente la mano alla gola, ricordando ciò che era successo la sera prima.
"Cos'è successo mentre dormivo? Ha detto che avevamo ospiti, e deve essersene occupato lui. Chissà come se l'è cavata D?"
Saltando giù dal letto, in preda al panico, la sua espressione divenne improvvisamente più allegra.
Era ancora un po' stordita, ma fisicamente non sembrava ci fossero altri problemi. D l'aveva tenuta al sicuro. Ricordando che non gli aveva nemmeno detto quale fosse la sua camera, si passò la mano tra i capelli scomposti dal sonno e si affrettò fuori dalla stanza.
Le pesanti tende nel soggiorno erano completamente chiuse; in un angolo della stanza buia c'era un divano con un paio di stivali da una parte.
"D, ce l'hai fatta, vero? Sapevo che assumerti era la cosa giusta da fare!"
Da sotto il cappello del viaggiatore, che copriva il volto, uscì la solita voce bassa.
"Sto solo facendo il mio lavoro. Scusa, sembra che mi sia dimenticato di rimettere la barriera."
"Non preoccuparti per quello," disse Doris agitata, controllando l'orologio sul camino.
"Sono passati solo cinque minuti dalle sette del mattino. Riposati ancora un po'. Preparo subito la colazione, e farò del mio meglio!".
Fuori, un cavallo nitri di nuovo rumorosamente.
Doris si ricordò che c'era qualcuno alla porta.
"Chi diavolo farebbe tanto baccano a quest'ora?"
Si avvicinò alla finestra, stava per aprire la tenda quando un secco "Non farlo!" fermò la sua mano.
Quando Doris si rivolse a D con un sospiro, il suo viso era contorto dalla stessa paura della sera prima.
Si era appena ricordata di ciò che era in realtà il suo magnifico Cacciatore.
Riacquistò il sorriso; non solo era coraggiosa, ma aveva anche una disposizione naturalmente gentile.
"Scusami. Ti preparerò una camera più tardi. In ogni caso, riposati."
Detto ciò, afferrò con attenzione un lembo della tenda.
Nel momento in cui guardò fuori il volto affettuoso di Doris divenne rapidamente un’espressione di odio puro.
Tornò nella sua camera per prendere la frusta e uscì indignata.
A cavallo di un baio, piazzato davanti al portico, c'era un uomo robusto di ventiquattro o venticinque anni.
La pistola a dieci colpi a sparo esplosivo, di cui era così orgoglioso, pendeva dalla cintura di cuoio che gli stringeva la vita.
Sotto una chioma di capelli rossi, i suoi occhi furbi scrutavano ogni centimetro del corpo di Doris.
"Qual è il tuo scopo, Greco? Credevo di averti detto di non venire più qui".
Il tono di Doris era autoritario e lanciò uno sguardo fulminante all'uomo.
Per un breve istante, rabbia e confusione affiorarono negli occhi torbidi dell'uomo, ma presto un sorriso lascivo si diffuse sul suo volto e disse: "Ah, non dire così. Sono venuto qui preoccupato per te e questa è la gratitudine che ricevo? Si dice che tu stia cercando un Cacciatore, sai? Non sarà che sei stata attaccata dal nostro vecchio signore?"
In un battito di ciglia, il vermiglio si diffuse sul viso di Doris, il risultato della rabbia e dell'imbarazzo che provava per il fatto che Greco aveva colpito nel segno.
"Cresci! Se tu e quei teppisti dei tuoi amici vi mettete a diffondere storie folli su di me, solo perché non voglio avere niente a che fare con te, vi insegnerò una lezione che non dimenticherete!"
"Dai, non arrabbiarti così tanto," disse Greco, scrollando le spalle.
Poi la scrutò attentamente.
"Sai, la notte prima di ieri c'era uno sbandato nel saloon che si lagnava di come una ragazza lo aveva sfidato a una prova di abilità sulla collina ai confini della città, e gli ha dato un sacco di botte prima che potesse anche estrarre la spada.
Gli ho offerto un drink per sentire tutti i dettagli e si è scoperto che per aspetto e corporatura, la misteriosa ragazza potrebbe essere la tua gemella.
Ciliegina sulla torta: ha detto che è bravissima con una strana frusta, e qui non c'è nessun altro che possa essere se non tu, cara mia".
Gli occhi di Greco erano fissi sulla frusta che Doris teneva nella mano destra.
"Sì, stavo cercando qualcuno. Qualcuno bravo. Sai bene quanto danni stiano causando i mutanti in città ultimamente. E qui fuori non è diverso. Non posso farcela da sola".
Sentendo la risposta di Doris, Greco sorrise lievemente.
"In tal caso, tutto quello che avresti dovuto fare era chiedere a Cushing in città, visto che lui si occupa della selezione dei nuovi talenti.
Sai, cinque giorni fa uno degli uomini della nostra azienda ti ha vista inseguire un drago minore verso il castello del signore poco dopo il crepuscolo.
E ora, guarda caso, hai bisogno di un aiuto e non vuoi far sapere in città."
Il tono di voce di Greco cambiò di colpo. La minacciò: "Mostrami cosa c'è sotto quella sciarpa al collo."
Doris non si mosse.
"Non puoi farlo, vero?" rise lui.
"Me l'aspettavo. Penso che andrò in città dire due cosine e penso di non doverti spiegare il resto. Allora, che ne dici? Sii sensata e acconsenti a quello che ti ho chiesto fin dall'inizio. Se ci sposassimo, tu saresti la nuora del sindaco. E nessuno in città potrebbe mettere le mani su di te o-"
Prima che quel fiotto di veleno finisse, un fruscio attraversò l'aria e il baio si rizzò con un nitrito di dolore.
La frusta di Doris aveva colpito il fianco del cavallo.
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