Ancora peggio, gli innumerevoli tentacoli avevano iniziato a infilarsi attraverso le maniche e le cuciture dei vestiti di D.
Strisciavano su di lui, sfiorando la sua pelle nuda, tormentandolo, cospirando per fare di D uno schiavo del desiderio.
Non importa quanto fosse risoluta la sua volontà, la ragione di una persona si sarebbe dissolta dopo pochi secondi tra le spire di quei delicati movimenti, riducendola a una mente priva di ragione guidata solo dalla lussuria.
Questa era la forma di tortura oscena operata dalle Meduse di Midwich, e nessuno poteva resistervi.
"Ebbene, ci brami?" chiese la sorella maggiore.
"In genere, a questo punto, ti mangeremmo" con le sue parole come segnale, le tre teste si torsero nell'aria aprendo i loro ciuffi.
Il catrame nero cambiò direzione e i lunghi colli striati di nero e blu, così come il massiccio torso che li sorreggeva, apparvero nella vista.
Il torso era così spesso che due uomini adulti avrebbero faticato a circondarlo con le braccia.
I lunghi colli si avvicinarono a D, avvolgendolo ripetutamente.
Nonostante la sua stazza D era trattenuto dai loro capelli neri, capelli che continuavano ad agitarsi sotto i vestiti di D.
"Possiamo spezzarti le ossa quando ci pare" disse la sorella maggiore, i suoi occhi rossi bruciavano mentre fissava il viso di D.
Era il fuoco di un inferno di lussuria.
"Ma sei un uomo così affascinante, così ben proporzionato".
La sua lingua leccò la guancia di D.
"A essere sincera, negli ultimi tre secoli non ne abbiamo visto nessuno di così bello".
Le labbra umide della seconda sorella giocarono con il lobo dell'orecchio di D, soffiando suo alito caldo e acre dentro di esso.
"Non ti uccideremo.
Noi tre ci assicureremo che tu assapori il giusto di un'estasi soprannaturale, per poi succhiarti fino al midollo".
La sorella più giovane pronunciò le parole con un gemito.
La fonte del sostentamento delle Meduse di Midwich non era solo l'energia che ottenevano mangiando esseri viventi.
Con bizzarre abilità che solo i demoni possedevano, trasformavano uomini robusti e donne incantevoli nel fiore degli anni in creature lascive, ansiose di desiderio; per poi nutristi dell'aura di pura estasi che i malcapitati irradiavano al culmine del piacere.
Questo era il segreto dell'immortalità delle tre sorelle e così avevano vissuto fin dai tempi antichi, prima ancora dell'avvento dei vampiri, quando gli umani dominavano.
Naturalmente, ciò non voleva dire che si sarebbero nutrite di chiunque.
Le sorelle erano schizzinose in un certo senso.
Sebbene il Conte avesse recapitato centinaia di persone nel sotterraneo e altre fossero entrate dalle varie grotte, le sorelle non avevano banchettato così da secoli.
Avevano divorato avidamente, ma senza gioia, la carne delle loro vittime anno dopo anno.
Ora era giunto il momento di provare ancora una volta il piacere che avrebbe infiammato il loro corpo condiviso.
Un colorito ardente tingeva i tre bellissimi volti, i loro occhi danzavano e il caldo respiro che fuoriusciva dalle loro labbra vermiglie minacciava di sciogliere il viso gelidamente affascinante di D.
"Ora" la sorella maggiore gemette quasi.
Tre paia di labbra umide e seducenti si avvicinarono alle labbra serrate di D.
Appena le loro labbra incontrarono le sue, le sorelle videro.
Videro la luce rosso sangue brillare dagli occhi di D.
Ciò scosse qualcosa nelle loro menti malvage.
Le tre sorelle sentirono un dolce brivido correre attraverso il loro corpo, il quale non avevano mai sperimentato prima.
"Oh, quelle labbra" disse la sorella maggiore con voce rauca.
"Mostratemi le vostre gole" ordinò una voce bassa e roca.
Senza nemmeno rendersi conto che era la voce di D che sentivano, le sorelle alzarono insieme i loro colli e portarono la base bianca e liscia delle loro gole alle labbra di D.
Qualcosa diceva loro che non c'era altro modo per placare l'eccitazione febbrile che si stava aprendo strada attraverso i loro corpi.
Le menti delle Meduse di Midwich non funzionavano più correttamente.
"Slegate i vostri capelli".
Immediatamente le membra di D furono liberate.
La sua mano destra rimise la spada nella sua guaina mentre la sinistra afferrò un pugno di capelli.
"Una trappola di piacere. Ma mi chiedo, chi ha catturato chi?"
Prima che quelle parole sussurrate si disperdessero nell'aria, D lasciò cadere le ciocche che teneva e tirò i tre lunghi colli verso di sé con entrambe le braccia.
"Non è di mio gradimento, ma è l'unico modo per trovare l'uscita e qualcuno mi sta aspettando".
Mentre parlava, le sue sopracciglia si sollevarono improvvisamente e i suoi occhi si girarono all'indietro.
Le sue labbra si spalancarono, mostrando un paio di zanne.
Brutale e malvagio, il suo viso era esattamente come quello di un vampiro.
Cosa accadde subito dopo, nascosto dall'oscurità?
I lamenti delle donne si fusero con lo schiocco ripetuto della loro coda, suggerendo che fosse invase da un piacere indicibile.
Alla fine erano state le sorelle a diventare vittime del piacere.
Dopo poco si sentì il suono di qualcosa che cadeva pesantemente nell'acqua per tre volte di seguito, e poi D diede rapidamente il comando: "Alzatevi".
Torcendo il torso e i colli serpentinati, le tre sorelle si alzarono di nuovo.
I loro volti erano pallidi e i loro occhi umidi come la nebbia, poiché il desiderio era maggiore della loro vitalità.
Era inquietante come i loro visi luccicanti e unti fossero completamente esangui, con un luccichio come di paraffina.
Alla base di ciascun dei tre colli si potevano vedere due punti di un rosso intenso.
Segni di zanne.
Chi avrebbe mai potuto prevedere che il sangue demoniaco che dormiva dentro D si sarebbe risvegliato poco prima del disastro?
D si pulì la bocca con il dorso della mano.
Ora, mentre il suo splendido volto tornava a essere fresco ruscello di montagna che era sempre stato, comandò alle tre sorelle di condurlo verso un'uscita con una voce simile a un gemito di dolore.
Le tre teste ondeggiavano nell'aria, poi si mossero nel buio.
D le seguì e scomparse anche lui nel buio.
Una risata di scherno poteva essere udita all'altezza della sua vita.
"Non importa quanto lo odi, non puoi combattere il tuo sangue.
Questo è il tuo destino, e lo sai nel profondo".
La risposta risposta arrivò subito dopo.
"Silenzio! Non ricordo di averti detto di uscire! Ritorna al tuo posto!"
L'urlo di arrabbia appartenevano chiaramente a D.
Allora, chi aveva parlato prima?
Cosa intendeva dire D con la sua risposta?
E soprattutto, perché la sua freddezza glaciale si era infranta, anche se solo per un istante?
Mentre il margine delle pianure inghiottiva l'ultimo bagliore del tramonto, e Doris continuava ad aspettare D, la carrozza del Dottor Ferringo si fermò davanti alla casa.
Doris, un po’ imbarazzata, cercò di convincere il dottore ad andarsene.
I medici erano troppo preziosi sulla Frontiera perché lei potesse permettersi di metterne uno di loro in pericolo.
Dopotutto, quella lotta era sua e solo sua.
Aveva mescolato un sedativo nella cena di Dan e il ragazzo era già profondamente addormentato.
Era probabilmente la cosa migliore da fare, dato che un Nobile a caccia non avrebbe avuto considerazione per chi si fosse posto sulla sua strada.
"Uh, Dottore, oggi ho molto da fare con la fattoria" disse Doris in anticipo dal portico.
Ma il dottore rispose: "Non preoccuparti, non è un problema.
Ero solo fuori per una visita a domicilio.
Potresti darmi un bicchiere d'acqua?"
Dissipando le obiezioni della ragazza con un gesto delle mani, entrò e si sistemò sul divano del soggiorno.
Era stato un amico del padre di Doris.
Aveva portato Doris e Dan al mondo con le sue stesse mani e, dalla morte dei loro genitori, li aveva aiutati in innumerevoli volte.
Per questo motivo, Doris non poteva cacciarlo via a calci.
Per rendere le cose ancora più dure, per qualche motivo, il dottore iniziò a raccontarle le sue avventure giovanili nella lotta contro le creature soprannaturali.
"Le dannate cose", come piaceva chiamarle a lui.
EDoris non ebbe altra scelta se non sedersi e ascoltare.
Doveva essere consapevole che il Nobile stava venendo per lei; quindi Doris si chiedeva perché sembrasse così determinato a restare.
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