Doris si svegliò dal suo sonnellino, qualcuno le scuoteva gentilmente la spalla.
Un caldo e familiare volto le sorrideva dall'alto.
"Dottore! Devo essermi assopita mentre ti aspettavo".
"Non preoccuparti. Sono sicuro che sei esausta.
Ho impiegato parecchio tempo per occuparmi del paziente a casa di Harker, sono appena tornato.
Sono passato da casa tua, ma non c'era nessuno, così sono corso a casa sperando di trovarti qui.
È successo qualcosa? Dove sono Dan e il giovane?"
Con tutti i ricordi e le preoccupazioni che le affollarono la mente, Doris si guardò intorno.
Dopo che D se ne era andato, aveva aiutato l'infermiera a occuparsi dei pazienti, poi si era sdraiata su un divano nella sala esami e si era addormentata.
Non c'era traccia dell'infermiera, che evidentemente era tornata a casa, e le file di case e alberi al di là dei vetri erano tutti immersi nel rosso.
Il sipario stava per alzarsi sulle sue ore di terrore.
"Bene... loro due si stanno nascondendo a Pedros.
Pensavo di unirmi a loro una volta che ti avessi fatto visita..."
Mentre cercava di alzarsi, una mano fresca si posò sulla sua spalla.
Pedros era il nome di un villaggio quasi deserto a una giornata e una notte di viaggio da Ransylva.
Era il villaggio più vicino.
"Anche se dovrai superare almeno una notte prima di arrivarci?"
"Eh, sì".
Mentre la guardava con uno sguardo insolitamente severo, Doris abbassò lo sguardo.
Fatto un cenno con la testa, l'anziano medico disse: "Va bene, non insisterò oltre.
Ma se stai davvero andando da qualche parte, ho in mente un posto migliore".
Con queste parole sorprendenti, Doris guardò il volto del vecchio.
"L'ho trovato mentre tornavo da casa di Harker, quando ho deciso di passare per il bosco a nord".
Il dottor Ferringo tirò fuori una mappa dalla tasca della giacca e la srotolò.
Gli anni avevano offuscato la sua memoria, quindi spesso usava quella mappa della zona quando doveva viaggiare lontano per curare un paziente.
C'era un segno rosso in una parte del bosco a nord.
La foresta era enorme, la più densa della zona, e nessun abitante del villaggio la conosceva fino in fondo.
"Un pezzo di muro in pietra ha attirato la mia attenzione e quando ho tagliato via i cespugli e le viti che lo coprivano, ho scoperto delle antiche rovine.
Sembra essere il resto di luogo di culto.
È abbastanza grande, ho esplorato solo una piccola parte, ma si potrebbe dire che la fortuna ci ha assistito, perché nel muro di pietra era incisa con una spiegazione su cosa fosse quel posto.
Sembra che sia stato costruito per tenere lontani i vampiri".
Doris rimase senza parole.
Ora che lo sentiva, le tornava in mente di aver sentito suo padre e i suoi amici Cacciatori, riuniti intorno al camino, parlare di un tale luogo quando era bambina.
Dicevano che molto tempo prima, molto prima che la Nobiltà salisse al potere, le vittime dei vampiri venivano rinchiuse in un luogo sacro e curate con incantesimi e tecnologia.
Forse ciò che il dottor Ferringo aveva scoperto era una di queste strutture.
"Allora vuol dire che, se resto lì, lui non potrà raggiungermi?"
"Probabilmente" rispose il dottor Ferringo, sorridendo ampiamente.
"In ogni caso, immagino che sia meglio che cercare di arrivare a Pedros a quest'ora, o nascondersi in casa mia.
Facciamo una prova?".
"Sì!"
In meno di cinque minuti, i due si trovavano a sobbalzare sulla carrozza del dottor Ferringo, mentre si precipitava lungo la strada verso il bosco a nord.
Avevano viaggiato per quasi un'ora.
Davanti a loro, mura di alberi più neri dell'oscurità apparvero alla vista; era l'entrata del bosco.
"Ah!"
L'anziano dottore aveva gridato e tirato le redini.
Una volta saliti sulla carrozza, il medico anziano non aveva detto altro, non importa quanto Doris cercasse di farlo parlare.
Una piccola figura si trovava all'ingresso del bosco.
Doris non la conosceva, ma a giudicare dalla pelle di paraffinata e le zanne d'avorio che spuntavano dagli angoli della bocca doveva essere Larmica, la figlia del Conte.
Doris afferrò il dottore per il braccio mentre si preparava a frustare di nuovo i cavalli.
"Dottore! Quella è la figlia del Conte.
Cosa sta facendo qui? Dobbiamo andarcene e subito!"
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"È strano" mormorò il dottor Ferringo con tono incerto "mon dovrebbe essere qui".
"Dottore, dobbiamo tornare indietro!"
Immobile, il dottore non fu scosso alle sue disperate grida.
La donna vestita di bianco avanzava verso di loro, scivolando senza apparentemente muovere le gambe.
Doris aveva già tirato fuori la frusta ed era in piedi.
Sentì uno strattone e, prima ancora di rendersene conto, la frusta le era stata tolta. Presa dal dottor Ferringo!
"Dottore?!"
"Così ero conosciuto, fino a ieri" disse il dottor Ferringo, con le zanne che spuntavano fuori.
Pensandoci bene, la mano che aveva posato sulla spalla a Doris nell'ospedale era fredda.
E indossava una maglia a collo alto, cosa che non era affatto da lui!
Nel momento in cui disperazione e paura stavano per attanagliarla, un pugno la colpì allo stomaco, e Doris svenne nel sedile del passeggero.
"Ben fatto" disse la bella vampira, fluttuando accanto alla carrozza.
"Dama Larmica, presumo. Mi onorate con i vostri elogi".
Con occhi arrossati dal sangue, e una bocca contorta dalla fame, il contegno sorridente del dottor Ferringo era ora quello di un nobile.
La notte precedente, era stato attaccato dal Conte e trasformato in un vampiro.
La visita a casa Harker e le antiche rovine erano tutte bugie.
Ricevute le istruzioni dal Conte, si era nascosto nel seminterrato per tutto il giorno.
Giunta la sera, con D già fuori città, aveva svolto il suo ruolo e aveva attirato fuori anche Doris.
In assenza di D, Doris si sarebbe sicuramente rivolta al dottore, l'analisi del Conte era stata accurata.
"Devi portare la ragazza da mio padre, giusto? Credo che ti accompagnerò".
Anche se era una vampira come lui, il dottor Ferringo assunse un'espressione cauta per ciò che stava dicendo Larmica e lo sguardo gelido che gli rivolgeva.
Gli era stato comandato di portare Doris nel cuore del bosco e poi dal Conte.
Non gli era mai stato detto che Larmirca l'avrebbe accompagnato.
Eppure, era apparsa magicamente all'ingresso del bosco, e aveva appena detto che sarebbe andata con lui.
Perché non era con suo padre?
Il dottore era diventato da poco un servitore del Conte e sarebbe stato imperdonabile mettersi a discutere con la figlia del suo nuovo padrone.
Aprì la portiera della carrozza, si inchinò e disse: "Siete la benvenuta".
Larmica salì sul veicolo come un vento mistico e la carrozza partì.
"Piuttosto affascinante per un umano, no?" mormorò Larmica, osservando il volto svenuto di Doris.
"È vero.
Da umano era come una figlia per me, e non mi era mai venuto in mente di vederla in modo diverso.
Ma guardandola ora, è così bella che mi chiedo come mai non abbia mai provato niente con lei.
A dire la verità, intendo chiedere un favore al mio signore; vorrei chiedergli di concedermi di gustare una goccia o due del suo dolce sangue.
Come ricompensa per il mio duro lavoro.
Anche se non avrei l'ardire di chiederlo di prenderlo direttamente dalla sua gola".
Erano ora questi i pensieri del gentile e fedele vecchio medico?
Perdersi in fantasie di succhiare lentamente il sangue della ragazza per cui, due giorni prima, aveva rischiato la vita.
I suoi denti stridevano avidamente.
Sentì la voce allegra di Larmica alle sue spalle.
"Per il momento, permetti a me di darti una ricompensa".
Senza nemmeno permettergli di girarsi, Larmirca prese la freccia d'acciaio che aveva tenuto nascosta e la conficcò nel cuore del vecchio medico, uccidendolo istantaneamente.
Gettato il suo corpo a terra, Larmica volò con grazia attraverso l'aria, atterrò sul sedile del guidatore e fermò rapidamente i cavalli.
Gettando uno sguardo furtivo verso il bosco, disse: "mio Padre sarà furioso, ma non posso permettere che un umile umano diventi membro della gloriosa famiglia Lee...figuriamoci come matrigna!".
Quando volse gli occhi su Doris, ancora addormentata, avevano una luce lurida.
Un lupo ululò dalle lontane pianure.
"Umana, ora ti mostrerò il tuo posto.
Ti dilanierò, pezzo per pezzo, prima di consegnarti a mio Padre".
Prese la gola di Doris con entrambe le mani.
Le unghie brillavano come rasoi.
Nel bel mezzo della natura selvaggia, senza nessuno a proteggerla, circondata da nemici, la ragazza rimase nel suo torpore, ignara del pericolo.
Fu in quel momento che una sensazione strana attraversò il corpo di Larmica.
Tutti i suoi nervi sembravano strapparsi e bruciarsi, ogni singola cellula si stava deteriorando con una velocità incredibile.
Un liquido nero sprizzava fuori dai buchi nella sua carne sciolta, e sentiva i suoi intestini contorcersi, come se l'intero contenuto del suo stomaco stesse iniziando a scorrere all'indietro.
Era così che si sentiva.
Era come se la notte appena iniziata, fosse improvvisamente diventata mezzogiorno.
Un profumo familiare colpì il naso di Larmica.
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