Rei Ginsei scese a terra senza far rumore.
"C-che diavolo vuoi?"
"Non fare l’innocente; sono il legittimo proprietario di quella candela.
Grazie a te ho perso un braccio.
Sono venuto alla fattoria con la speranza di incontrare il Conte, ma guarda un po', ho trovato qualcun altro che mi interessa.
Allora, quei tre sono ancora sani e salvi?".
Il suo discorso era raffinato, ma Greco sentiva una coercizione schiacciante che lo fece annuire in segno di accordo.
"Lo sospettavo. In tal caso, dovrò segnare alcuni punti alla svelta se voglio essere accettato".
Dopo quella enigmatica affermazione, il bell'uomo si rivolse a Greco con familiarità.
"Cosa ne dici di unire le forze?"
"Lavorare con te?"
"Da quanto ho osservato, sembri ossessionato dalla giovane della fattoria.
Però, la sua guardia del corpo è un ostacolo.
Ho i miei motivi per volerlo fuori dai piedi. Che ne dici?".
Greco esitò.
Rei Ginsei lo biasimò.
"Sei sicuro di poterlo battere, anche con la candela e la tua tuta da combattimento? Con la tua abilità?".
Greco era in difficoltà.
Proprio per questo non era ancora sceso a rapire Doris.
Grazie all'effetto che aveva avuto sulla figlia del Conte, sapeva che l'Incenso Ingannatore del Tempo era molto efficace contro i vampiri puri, ma quando si trattava di un dhampir, mezzo umano, non aveva molta fiducia.
Si era messo la tuta da combattimento, ma essendo appena tornata dalla riparazione non si era impratichito molto.
Era in dubbio che potrebbe usarla al massimo delle sue potenzialità.
"Vuoi dire che, se mi unisco a te, potremmo farcela?".
Le sue parole erano prova sufficiente che era caduto sotto il fascino di Rei Ginsei.
Spezzando il suo sorriso, il bell'uomo annuì.
"Una volta che il sole sarà tramontato, combatterò contro di lui.
Aspetta il momento giusto per accendere la candela.
Se abbasserà la guardia anche solo per un istante, le mie lame faranno il resto" disse, indicando le lame appese alla sua cintura.
Greco prese una decisione.
"Va bene... ma cosa succederà dopo?"
"Dopo?" chiese il giovane uomo.
"So che hai intenzione di consegnare la ragazza al Conte, ma è proprio quello che ho faticato tanto per evitare".
"Prendila e fuggi" disse Rei Ginsei con noncuranza.
Vedendo Greco ora sbalordito, aggiunse: "ho promesso che avrei ucciso il dhampir.
Non m'importa chi si prenderà la ragazza.
Riguarda te e il Conte, no? Ma poiché sei un essere umano come me, se vuoi, posso chiedere ai miei compagni sparsi per la Frontiera di aiutarti a sfuggire da lui".
"Davvero lo faresti?" il tono di Greco divenne supplichevole.
La questione di come poter sfuggire dal Nobile, se fosse riuscito a prendere Doris, era motivo di grande preoccupazione per lui.
Ma perché Rei Ginsei proponeva una cosa simili? Perché non era sicuro che l'Incenso fosse sufficiente a sconfiggere D.
L'indescrivibile abilità con la spada dimostrata dal Cacciatore, mentre manteneva la sua promessa di eliminare i suoi tre valorosi gregari in meno di quindici secondi, e l'invincibilità dimostrata nel rialzarsi nonostante la spada infilata nella pancia: solo il pensiero di queste cose faceva venire i brividi a Rei Ginsei.
Per essere preparato per ogni eventualità, decise di sfruttare al meglio il povero idiota che aveva trovato.
Una volta ucciso D, Greco avrebbe perso la sua utilità e sarebbe stato schiacciato come un insetto.
"Bene, direi che abbiamo un accordo",
Rei Ginsei mostrò un sorriso così bello da fare invidia a un fiore e gli offrì la mano rimasta.
"Umm, va bene", Greco esitò a stringergli la mano.
"Ma non mi fido completamente di te ancora.
Per chiarirci, se provi a fare qualcosa di strano, distruggerò la candela".
"Va bene".
"Allora siamo d'accordo" condivisero una ferma stretta di mano.
La rotonda luna sorse.
Grande e bianca, il disco lunare mandò onde selvagge di ansia nei cuori di coloro che la guardavano.
Un vecchio contadino di nome Morris si svegliò di scatto con un brivido.
Sedutosi sul letto, l'anziano guardò verso la finestra della camera da letto e sentì i capelli rizzarsi sulla nuca.
La finestra che era certo di aver chiuso era ora aperta.
Ma ciò che lo terrorizzò davvero non fu la finestra.
Sua nipote, Lucy, di cui si prendeva cura dopo che aveva perso i genitori in un incidente, era in piedi accanto alla finestra nel suo pigiamino e fissava il nonno con occhi vuoti.
Il suo viso era più pallido della luce lunare che filtrava attraverso la finestra.
"Lucy, cos'hai?" le chiese.
Quando si accorse delle due striature rosse che scorrevano giù per la gola della nipote, l'anziano si immobilizzò nel letto.
"Io sono... il Conte Lee" mormorò Lucy, con la voce di un uomo!
"Consegnatemi Doris Lang... Se non lo fate... stanotte, la notte seguente... le schiere dei morti-viventi aumenteranno..."
E poi la bambina crollò sul pavimento.
Dopo cena, Dan era stato inseparabile da D, ma nemmeno lui poteva resistere per sempre al sonno e dovette ritirarsi nella sua stanza.
Doris scomparve nella sua camera, lasciando D solo nel soggiorno, illuminato solo dalla luce della luna.
Aveva dormito lì dalla prima notte, dicendo che la stanza sul retro della casa era troppo angusta.
Giaceva sul divano, i suoi occhi freddi e chiari come il ghiaccio.
Si avvicinavano le 11 di notte.
Una luce bianca sfarfallò.
La porta della camera da letto si aprì, e Doris uscì.
Un asciugamano logoro la copriva dal seno alle cosce.
Attraversò il soggiorno senza fare rumore e si fermò davanti al divano.
Il suo seno abbondante si sollevava e abbassava.
Prese due profondi respiri e lasciò cadere l'asciugamano.
Immobile, senza battere ciglio, D fissò il corpo nudo della ragazza.
Il suo corpo ben proporzionato e leggermente muscoloso non era ancora dotato di tutta la sensualità di una donna, ma aveva il pallido fascino di una vergine, capace di togliere il fiato agli uomini.
"D.…" la voce di Doris le si spezzò in gola.
"Non ho ancora finito il mio lavoro qui" disse D.
"Ti pago in anticipo. Prendilo..."
Prima che potesse parlare, la sua carne calda era sopra di lui e il suo dolce respiro gli solleticava il naso.
"Ehi, io sono..."
“Il Conte tornerà” ansimò Doris.
"E questa volta sarà l'ultima, o almeno... è la sensazione che ho.
Probabilmente non avrò l'opportunità di darti la tua ricompensa... quindi prendimi, succhia il mio sangue, fai qualsiasi cosa tu voglia con me".
La mano di D spostò le lunghe ciocche della ragazza da un lato, scoprendo il viso che era rimasto nascosto nell'oscurità della notte.
Le loro labbra si incontrarono.
Per alcuni secondi rimasero insieme - e poi D si sedette rapidamente.
I suoi occhi corsero verso la finestra, in direzione del cancello principale.
"Cosa succede? Il Conte?" la voce di Doris era tesa.
"No. Sento due gruppi.
Il primo è una coppia e il secondo - sono tanti.
Cinquanta, no, quasi un centinaio".
"Un centinaio di persone?!".
"Vai a svegliare Dan."
Doris scomparve nella sua camera da letto.
Vicino al cancello della fattoria, una coppia di sagome a cavallo si fermò guardarono indietro, vero la prateria.
Innumerevoli punti di luce si avvicinarono, provenienti dalla direzione della città.
Mentre la coppia tendeva le orecchie, poteva sentire un brusio di voci irate, mescolato al battito di innumerevoli zoccoli.
"Cosa potrebbe essere?" mormorò Rei Ginsei.
"La gente della città. Deve essere successo qualcosa" disse Greco, osservando con nervosismo i punti di luce.
Erano fiaccole accese.
"In ogni caso, faremmo bene a nasconderci e vedere cosa succede".
I due si dileguarono rapidamente nell'ombra della recinzione della fattoria.
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