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Vampire Hunter D Volume 1 Capitolo 7G

Immagine del redattore: Makine-kunMakine-kun

Aggiornamento: 27 dic 2023

Non dovettero aspettare a lungo; la processione di contadini si radunò davanti all'ingresso della fattoria poco dopo.

La fronte di Greco si aggrottò: a guidare il gruppo c'era suo padre, il sindaco Rohman.

Dal suo cranio calvo si alzava del vapore.

Intorno a lui c'erano i dipendenti assunti dalla sua famiglia, tutti armati fino ai denti con balestre e fucili laser; anche le persone del villaggio portavano lance e fucili.


Più della metà sembrava essere stata trascinata giù dal letto, vestita in pigiama e pantofole.

Per quanto fosse comico, testimoniava esattamente quanto fosse grave la situazione.

Le ombre dell'odio e della paura gravavano su ogni volto.

Era una folla in cerca di sangue, e non c'era traccia dello sceriffo.


"Doris! Doris Lang! Spegni questa barriera!" urlò il sindaco di fronte al cancello.

Una luce si accese in una finestra della casa.

Poco dopo, due figure apparvero sul portico.


"Che diavolo avete da fare a quest'ora della notte! Porti l'intera maledetta città qui per derubarci o qualcosa del genere?" era la voce di Doris.

"Spegni la barriera e poi ne discuteremo!" urlò il sindaco in risposta.

"È già spenta, idiota. Pensate di stare lì fuori tutta la notte?".

Diverse scie infuocate spuntarono attorno al sindaco, sciogliendo la catena del cancello.

La folla si riversò nel cortile anteriore della casa.


"Fermati proprio lì! Avvicinati ancora di un passo e vi sparo!".

Più della minaccia di Doris, più del fucile laser che imbracciava, fu la vista di D che si trovava dietro di lei a fermare la folla impazzita a pochi metri dal portico.

Per intimidire un gruppo, devi prendere di mira il capo e separarlo dagli altri.

Proprio come suo padre l'aveva insegnato, Doris allineò perfettamente la canna del suo fucile laser con lo sterno del sindaco, lasciando che le sue intenzioni fossero chiare.


"Va bene, voglio delle risposte.

Cosa volete? E dov'è lo sceriffo?

Vi sto avvertendo, se non è qui non vi devo nulla, non importa che tipo di lamentele abbiate.

Dan e io paghiamo entrambi le nostre tasse".


"Quel rompiscatole è stato malmenato un po' e buttato nella sua stessa prigione.

Lo libereremo di nuovo una volta che ci saremo occupati di voi" disse il sindaco con disgusto.

E poi, ancora fissando Doris, fece un cenno con una mano.

"Mostrateglielo".


La folla si aprì e un vecchio con capelli bianchi si fece avanti.

Tra le braccia teneva una bambina con le trecce.

"Signor Morris, Lucy..." cominciò Doris, ma ingoiò il resto delle sue parole.

Due repugnanti striature di sangue segnavano la pallida gola della bambina.

"Ce ne sono altre".


Con le parole del sindaco come segnale, due tristi coppie si fecero avanti.

Il mugnaio Fu Lanchu e sua moglie Kim, il cacciatore Machen e sua moglie.

Entrambe le coppie erano sulla trentina, e le mogli di entrambi gli uomini erano ancora famose nel villaggio per la loro bellezza.

La vista delle donne - sostenute dai loro mariti mentre i loro occhi vuoti puntavano in alto e il sangue fresco colava giù per le loro gola - fu abbastanza per Doris.


"Il Conte... che bastardo spietato".

"Esatto" disse Machen annuendo.

"Io e mia moglie eravamo stanchi dopo una dura giornata di lavoro e siamo andati a letto presto.

Poco dopo, mi sono svegliato sentendo freddo e ho trovato mia moglie, non accanto a me come dovrebbe essere, ma in piedi accanto a una finestra spalancata, che mi fissava con questi occhi ardenti.

E quando sono saltato giù dal letto per vedere che diavolo stava succedendo..."


Il mugnaio Lanchu continuò dove Machen si era interrotto.

"Tutto d'un tratto mia moglie ha detto, con voce da uomo: 'Consegnatemi Doris Lang. Se non lo fai, tua moglie rimarrà così per sempre'.

Ha detto proprio queste parole".

"Appena ha smesso di parlare, è crollata e da allora non si è più mossa né ha detto una parola!" la voce di Machen era un vero e proprio urlo.


"Ho cercato di sentire il suo polso, ma non c'è ne traccia.

Non sta nemmeno respirando. Eppure, il suo cuore batte ancora."

"Non ho mai creduto a nulla di quello che stava dicendo Greco" disse il signor Morris.

"Conoscendoti, ho pensato che se qualche vampiro ti avesse morsa, te ne saresti occupata da sola.

Perché, in quel caso, avrei prestato l'aiuto che può dare un vecchio folle ad aiutarti a distruggere il nostro signore.

Ma perché mia nipote Lucy ha dovuto soffrire al tuo posto... Ha solo cinque anni!"


L'appello commosso e lacrimoso del vecchio fece abbassare lentamente il fucile di Doris.

La sua voce, ora priva di forza, chiese: "allora, cosa proponete?".

Il sindaco rivolse il suo sguardo pieno di minacce a D.

Accarezzandosi la testa calva, disse: "Prima, caccia via il giovane dietro di te.

Poi, verrai portata all'ospizio.

Non dico che ti prenderemo e ti daremo al Conte come tributo, o qualcosa di spietato del genere.

Ma devi seguire le leggi del villaggio, e nel frattempo, noi ci occuperemo del Conte".


Doris vacillò.

Quello che il sindaco proponeva aveva i suoi meriti.

Dato che era stata morsa da un vampiro, l'unico motivo per cui non era stata internata era perché il dottore e lo sceriffo l'avevano aiutata.

Ora il vecchio medico era morto e lo sceriffo non era presente.

In compenso c'erano tre persone che erano diventate morti viventi al suo posto, e un villaggio con gli occhi colmi di odio.

Il suo fucile cadde mollemente a terra.


"Portatela via" comandò trionfante il sindaco.

E in quel momento, D disse: "come lo farete?".

Il ronzio della folla, che era continuato incessantemente durante la discussione, si fermò immediatamente.

Odio, orrore, minaccia: mentre lo fissavano con ogni emozione che scatenava l'ignoto, il Cacciatore di Vampiri D scese lentamente i gradini del portico.


La folla si ritrasse senza dire una parola; tutti tranne il sindaco.

Nel momento in cui gli occhi di D si posarono su di lui, ne fu paralizzato.

"Come ve ne occuperete?" chiese D, fermandosi a pochi passi dal sindaco.


"Bene, eh... in realtà...".

D allungò la sua mano sinistra e la pose sul volto da polpo del sindaco.

Per un momento la voce dell'uomo si spezzò, ma poi riprese a parlare.

"La butteremo... nel maledetto ospizio... e poi tratteremo.

Gli diremo... che non deve più fare del male a nessuno nel paese... perché se lo farà, uccideremo l'amore della sua vita...".


Il volto del sindaco si contorse e la fronte si imperlinò di sudore, quasi come se stesse combattendo contro una forza titanica.

"Dopo aver parlato con lui... diremmo a Doris che abbiamo distrutto il Conte o qualcosa del genere...

La libereremo... dopo di che, lui potrà farne ciò che vuole: farla diventare come lui, farla sanguinare a morte, qualsiasi cosa...

Che tu sia maledetto... piccolo delinquente. Se dai ancora aiuto a Doris...".


"Siamo molto cooperativi, eh?", D ritirò la mano.

Il sindaco fece alcuni passi indietro, come se il demone che lo aveva posseduto lo avesse appena lasciato.

Il sudore colava lungo il suo viso.


"Questa giovane mi ha assunto" disse D cupamente.

"E poiché non ho ancora finito il mio lavoro, non posso proprio andarmene.

Specialmente dopo ciò che ho appena sentito".

All'improvviso, il suo tono divenne imperioso.


"La Nobiltà non morirà se non fate nulla per sterminarla.

Quanti compromessi e sacrifici siete pronti a fare dinnanzi a una razza a cui resta solo l'estinzione?

Se è così che intendete agire, non posso assolutamente permettervi di portarla via.

Un vecchio che piange per la bambina ormai persa e mariti che sacrificano un'altra donna per salvare la moglie.

Che finiate tutti all'inferno, voi e l'intero villaggio.

Difenderò questa famiglia anche a costo di lasciare dietro di me una montagna di cadaveri e fiumi di sangue.

Ci siamo capiti?".


Le persone videro il bagliore cremisi dei suoi occhi attraverso l'oscurità - gli occhi di un vampiro!

D fece un passo avanti e la folla silenziosa fu spinta indietro da un'onda di paura primordiale.

"Io avrei da ridire".

Tutti si fermarono all'udire una bella voce sconosciuta.

"Chi ha parlato?".

"Lasciatelo passare!".


Una voce dopo l'altra si alzò dal retro del gruppo, e mentre la folla si spaccava in due, un giovane uomo quasi surrealmente bello si fece avanti.

Sebbene la bellezza del suo volto fosse notevole, ciò che attirava l'attenzione della gente era la condizione insolita delle sue bracia.

Il destro era rivestito fino alla spalla da ciò che sembrava essere una tuta da combattimento, mentre il sinistro gli mancava dal gomito in giù.

Alzando il moncone, Rei Ginsei disse: "sono venuto per ringraziarti per quello che hai fatto ieri".

Il suo tono sembrava quasi amichevole.


"Tu? Questo è il bastardo che ha attaccato il pattugliamento del Corpo di Frontiera!".

Il sindaco e il resto della folla cominciarono a mormorare, quando sentirono Doris urlare così.


Rei Ginsei rispose tranquillamente: "immagino che tu abbia delle prove , vero?

Hai trovato qualche traccia della pattuglia scomparsa, i cadaveri dei loro cavalli, o qualsiasi altra traccia?

È vero che c'è stata qualche spiacevolezza tra noi in passato, ma non posso permettere che tu getti ulteriori insinuazioni sul mio buon nome".


Doris digrignò i denti.

Rei Ginsei aveva sicuramente la meglio in quella situazione.

Senza vittime, non poteva essere accusato di nulla.

Anche se lo sceriffo fosse stato lì, lo avrebbe preso in custodia Rei Ginsei con la scusa che era un testimone.


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