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Vampire Hunter D Volume 1 Capitolo 7H

Immagine del redattore: Makine-kunMakine-kun

Aggiornamento: 27 dic 2023

"Onorevole sindaco, posso avanzare una proposta?".

Stordito dal lampo di denti candidi, il sindaco rispose nervosamente con un sorriso.

Come tutti coloro che erano stati incantati dal sorriso di Rei Ginsei, non notò il diavolo che si celava dietro di esso.

"E sarebbe?" chiese il sindaco.


"Mi permetta di combattere contro il nostro amico, qui e ora.

Se vincerà, lascerete in pace questa famiglia, e se dovessi vincere io, la ragazza verrà internata.

Come le sembra?".

"Beh, non saprei..." il sindaco vacillò.

La sua posizione non gli permetteva di affidare una questione di tale portata a un uomo che non conosceva, specialmente qualcuno avvolto nel sospetto come Rei Ginsei.


"Qualcuno ha un'idea migliore? Domani sera ci saranno altre vittime".

Il sindaco prese una decisione.

D era ciò che li tratteneva, e doveva vedere di cosa fosse capace il nuovo arrivato.

"Va bene".


"Un'altra cosa" disse Rei Ginsei, alzando un dito cinto dalla tuta da combattimento.

Naturalmente era la tuta di Greco e per impedire a Doris di capirlo aveva indossato solo una manica.

Se la sua connessione con Greco fosse venuta alla luce, avrebbero intuito anche dell'Incenso Ingannatore del Tempo.

"Mandate qualcuno nei villaggi vicini per revocare i mandati d'arresto nei miei confronti".


"Va bene, ho capito" disse il sindaco, le parole uscirono come un gemito.

Con nessuno a cui affidarsi se non il bel giovane, non aveva altra scelta se non acconsentire a ogni sua richiesta.

Rei Ginsei si rivolse a Doris e chiese: "anche tu sei d'accordo?".

"Certo. Alla fine, ti ritroverai con l'altro braccio mozzato" rispose Doris.


D chiese: "Dove vuoi farlo?".

Non fece alcun riferimento al fatto che il suo avversario stava cercando di farsi amici i Nobili, o che aveva tentato di strangolare un bambino indifeso.

"Proprio qui. Il nostro duello durerà solo un istante".

La luna osservava.


Davanti al portico i due si posero uno di fronte all'altro, a tre metri di distanza l'uno dall'altro.

Gli abitanti del villaggio riempivano il resto del cortile, e Doris e Dan erano nel portico.

Quando tutti furono al loro posto, tre lame volarono dal fianco destro di Rei Ginsei.


Il sistema di potenziamento muscolare della tuta da combattimento le rese più veloci che mai, più veloci di quanto l'occhio umano potesse vedere, eppure tutte furono abbattute poco prima di raggiungere D con un flash argentato.

In un batter d'occhio, D comparve in aria sopra la testa di Rei Ginsei.

La spada era alzata per uccidere, e nel momento in cui la folla si spaventò prevedendo che la lama tagliasse la testa di Rei Ginsei, l'abile vittoria del Cacciatore divenne incerta.


Chi l'avrebbe mai pensato? Ancora una volta, la mano destra di Rei Ginsei si mosse.

Impugnava l'asta di legno di Greco, che aveva nascosto nella cintura.

Con la normale abilità di Rei Ginsei, D l'avrebbe probabilmente potuta schivare, ma ora aveva la velocità aggiuntiva della tuta da combattimento.

Con la spada ancora alzata sopra la testa, e l'asta infilzata nel cuore fino a sporgere dalla schiena, D cadde a terra in una nebbia di rosso sangue.


"Beccato in pieno!".

Il grido giubilante non proveniva da Rei Ginsei o dagli abitanti.

La folla era più confusa dalla strana sensazione che la notte si fosse trasformata in giorno che dall'improvviso finale del duello.

"Greco! Oh, quindi eri in combutta con questo idiota!" mentre gridava quella parole Doris prese la mira con il suo fucile, pronta a sparare alla figura che era sbucata davanti al cancello tenendo una candela in una mano.

Ma un improvviso colpo alla canna dell'arma la fece indietreggiare, colpendo il suo proprietario sulla fronte.


"Ora è la nostra occasione! Prendetela!".

Sorridendo allegramente agli abitanti, mentre si avventavano su Dan e sulla sorella incosciente a cui si aggrappava, Rei Ginsei fissò l'ultima lama ritornante alla sua cintura e si sfilò la manica della tuta da combattimento.

Doris, ancora priva di sensi, fu gettata su un cavallo, così come il fratello urlante, e gli abitanti si apprestarono a uscire.


"Che cosa state combinando?" sbuffando, Greco corse a prendere il cavallo che aveva nascosto sul retro della fattoria.

Rei Ginsei si chinò sul corpo di D.

Alzando la mano sinistra, osservò palmo e dorso con sospetto.

"Non capisco" gemette.

"Questa è la mano che ha inghiottito i ragni di Chullah e ha fatto svelare i segreti al sindaco...

Deve esserci un qualche segreto".


Mentre parlava, prese una lama dalla cintura e tagliò la mano sinistra all'altezza del gomito, cosa che fece sbarrare gli occhi a Greco.

Poi gettò la mano tra i cespugli vicini.

"Non potrei stare tranquillo altrimenti.

Inoltre, ora siamo pari" disse con calma.


Rei Ginsei camminò verso il cancello senza voltarsi.

Greco lo chiamò con un tono eccessivamente familiare: "ehi, aspetta. Perché non andiamo in città a bere qualcosa?

Insieme, io e te, potremmo fare grandi cose".


Fermatosi di colpo, Rei Ginsei si voltò; lo sguardo fisso su Greco.

"La prossima volta che ci incontreremo, considera la tua vita finita".

E poi se ne andò.


"Caspita, che egocentrico" mormorò Greco con tutto il veleno che poteva raccogliere, e poi si diresse anche lui verso l'uscita.

Le sue gambe si bloccarono.

Si voltò, sembrando spaventato.

"Ora ho pure le allucinazioni.." mormorò, e uscì lesto dal cancello.


Aveva pensato di aver sentito qualcosa di simile a una risata.

E non proveniva dal cadavere di D, ma dai cespugli scuri dove era stata gettata la mano mozzata...


"Ahahah... è andato esattamente come pianificato.

È stato un peccato dover aspettare un giorno aggiuntivo, ma suppongo che ciò abbia solo aumentato il mio desiderio".

In cima alla stessa collina dove Greco aveva incontrato Rei Ginsei durante il giorno, una figura abbassò il binocolo elettronico e rise piano, con le zanne bianche che affioravano sulle labbra rosse.

Non era altro che il Conte Magnus Lee.


Una carrozza era parcheggiata vicino a un albero, e la luce della luna illuminava il licantropo Garou che si trovava accanto ad essa, con indosso il suo mantello.

Al momento era nella sua forma umana.

Garou chiese: "Quindi, cosa faremo ora?".


"Dovrebbe essere ovvio. Ci facciamo strada in quel misero villaggio e prendiamo la ragazza.

Quel dannato sindaco senza dubbio intende rinchiuderla per poter negoziare con me, ma io non accetterò nulla del genere.

Per tutte le incombenze che mi hanno causato, creerò altri non-morti nel loro villaggio domani, e ancora di più la notte successiva.

I loro figli ,e i figli dei loro figli, avranno storie da raccontare sull'orrore della Nobiltà per i prossimi decenni.

Consideralo un regalo per commemorare il mio matrimonio.

Al nostro ritorno, ordina ai robot di avviare immediatamente i preparativi per la cerimonia".


"Sissignore."

Dando un magnanimo cenno di assenso al suo servitore profondamente inchinato, il Conte stava per salire sulla carrozza quando si voltò e chiese: "Come sta Larmica?"

"Come avete ordinato, sire, è stata punita con l'incenso.

Quando l'ho lasciata era ancora a contorcersi per il dolore sul pavimento della sua stanza".


"Molto bene allora. Se è questo che serve a impedirle di pensare di disobbedire a suo padre.

Tutto tornerà di nuovo come prima.

Desideravo solo prendere la ragazza umana come moglie.

Vivere per sempre, succhiando il sangue che scorre dalla sua gola pallida come la cera, notte dopo notte.

Ospiti transitorio? Ah, le parole del nostro Sacro Antenato non si applicano a me.

Il resto della mia specie potrà affrontare l'estinzione, ma la ragazza ed io rimarremo qui per sempre e terrò gli umani sotto controllo con potere e paura!".


Ancora una volta Garou annuì profondamente.

Il Conte chiuse saldamente la porta della carrozza dall'interno.

"Via! L'alba è vicina. Non credo che sarà necessario accenderla, ma ho una candela pronta nel caso".

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