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Vampire Hunter D Volume 1 Capitolo 8A

Immagine del redattore: Makine-kunMakine-kun

Aggiornamento: 27 dic 2023

"Lasciateci uscire da qui, maledetti! Fatemi uscire!"

"Se non lasciate andare mio fratello, giuro che verrò a cercarvi ogni notte una volta che la Nobiltà mi avrà reso uno di loro!".

SBAM!

Sbattendo la porta con tutte le sue forze, interrompendo le minacce dei Lang, l'uomo tornò nel suo angusto ufficio.


Poco prima, il sindaco e gli altri membri importanti della comunità, erano tornati a casa.

Nell'ospizio, senza mobili tranne una scrivania e una sedia malconcia, il loro brusio sembrava ancora fluttuare nell'aria.


"Dannati giovani.

Mi aspettavo che almeno uno di loro avrebbe pianto e supplicato, ma entrambi osano minacciare un uomo adulto".

Mormorando tra sé, l'uomo tirò fuori la sedia di legno e si mise di fronte alla porta di acciaio che separava l'ufficio dall'area di detenzione, altrimenti conosciuta come 'le gabbie'.

C'erano dieci celle individuali, ognuna circondata da sbarre di acciaio ad altissima densità.

Erano state costruite per essere di dimensioni confortevoli, e Doris e Dan erano stati rinchiusi insieme.


Inizialmente, una famiglia si era gentilmente offerta di prendersi cura di Dan mentre Doris era rinchiusa, dal momento che il ragazzo non era coinvolto in tutto questo, ma Dan aveva combattuto come una tigre e aveva detto che sarebbe morto senza sua sorella.

C'era anche una buona probabilità che, se lasciato a sé stesso, avrebbe cercato di liberare Doris, il che aveva portato all'attuale disposizione.


Le vittime della Nobiltà venivano rinchiuse lì indipendentemente dal grado della loro afflizione.

Se il nobile responsabile veniva distrutto, allora la maledizione si sarebbe sciolta e tutto sarebbe tornato come prima.

In caso contrario, la procedura standard prevedeva di rilasciare la vittima dopo un certo periodo e cacciarla fuori dal villaggio.


Il "periodo stabilito" era il numero di giorni impiegati dal Nobile frustrato a rinunciare e cambiare vittima, ma la regola variava da villaggio a villaggio.

A Ransylva era di circa tre settimane.

La ragione per cui era così lungo era perché, basandosi sull'esperienze passate, ci volevano in media tre attacchi prima che il Conte finisse di svuotare la vittima, e di solito c'era un intervallo di tre-cinque giorni tra gli attacchi.


Naturalmente, poiché ogni villaggio poteva aspettarsi che l'ospizio fosse attaccato dal Nobile, durante il confinamento della vittima, erano per la maggior parte sorvegliati da uomini ben armati, sicuri delle loro capacità in combattimento.

Poiché avrebbero dovuto affrontare la Nobiltà, nessun villaggio lesinava sull'acquisto di armamenti per l'ospizio.


Oltre a cinque fionde di lance in acciaio, completamente automatizzate, e dieci catapulte a controllo remoto che circondavano l'edificio a forma di mezzaluna, c'erano anche tre cannoni laser per neutralizzare i veicoli della Nobiltà e una coppia di lanciafiamme provenienti dalla Capitale.

Gli abitanti avevano richiesto anche una barriera elettromagnetica, ma le scorte della Capitale erano scarse, e tali barriere erano difficili da trovare anche per chi fosse disposto a pagare prezzi del mercato nero.


L'uomo che custodiva le gabbie era un membro della folla che aveva assaltato la fattoria di Doris.

La ragione per cui il sindaco aveva lasciato un solo uomo di guardia era perché aveva deciso che, dopo aver succhiato il sangue a tre persone stanotte, il Conte non avrebbe avuto fretta di attaccare Doris.


Ma nel caso ciò dovesse accadere, la guardia poteva svegliare tutto il villaggio per mezzo di una sirena, e le armi all'esterno potevano essere azionate dal pannello di controllo sulla sua scrivania.

Il fatto più importante era che tra quattro ore il cielo avrebbe iniziato a illuminarsi.

Per cui l'uomo non era preoccupato.


Stava per addormentarsi, quando bussarono alla porta.

L'uomo corse verso il pannello video e premette il tasto.

Il volto di Greco apparve su un piccolo monitor.

"Cosa vuoi?" disse l'uomo all'interfono.

"Sii gentile e aprimi. Sono venuto a vedere Doris".

"Neanche per sogno.

Tuo padre mi ha detto espressamente di non farti entrare".


"Dai, non essere un cretino. Sai quanto sono pazzo di Doris, vero?

Resti tra me e te, ma quando spunterà il giorno, la porteranno via per ordine di mio padre.

Quindi questa notte è l'ultima occasione che ho per vedere la donna che amo.

E, come puoi vedere, potresti guadagnarci qualcosa anche tu".

Greco tirò fuori qualche moneta d'oro dalla tasca e le agitò davanti alla telecamera.


Non erano le nuove monete, le dalas, che il governo rivoluzionario aveva iniziato a emettere cinque anni fa.

Erano le "monete aristocratiche" usate dalla Nobiltà.

Quando i rivoluzionari riuscirono finalmente a prendere il potere, distrussero grandi quantità di queste monete per avviare le politiche economiche del nuovo governo.

Una di quelle valeva almeno mille dalas sul mercato nero; bastavano per vivere per metà dell'anno nella Frontiera.


Dopo aver fissato l'oro luccicante per un po', l'uomo premette un pulsante senza dire una parola.

La serratura elettronica sulla porta si disattivò, la maniglia girò e Greco entrò con aria spavalda.

"Grazie, amico. Ecco a te!", tre monete d'oro caddero sul tavolo.


Dimenticandosi di chiudere la porta, l'uomo afferrò una delle monete e la fece rimbalzare con sguardo ansioso passando tra essa e il volto di Greco, prima di annuire soddisfatto.

Mentre lasciava cadere tutte e tre le monete nella tasca della camicia, disse: "suppongo si possa fare, ma hai solo tre minuti per vederla".

"Dai, facciamo cinque."

"Quattro".

"Va bene, sei un osso duro".


L'uomo scrollò le spalle, poi si voltò verso la porta delle gabbie e prese il portachiavi alla cintura.

Le chiavi tintinnarono mentre ne sceglieva una e la inserì nella serratura.

Non volevano che la porta si aprisse automaticamente.


"Allora..." mentre l'uomo si girava di nuovo, il suo sguardo incontrò il volto stranamente pallido di Greco, e un bagliore di luce bianca gli attraversò il petto.

Ucciso istantaneamente da una pugnalata al cuore, il corpo dell'uomo fu trascinato in un angolo della stanza; quindi, Greco girò la chiave, ancora incastrata nella serratura, aprì ed entrò nelle gabbie.

Il suo coltello era già tornato nella custodia alla cintura.


"Greco!"

C'erano gabbie da entrambi i lati del corridoio stretto, e il grido di Doris veniva dalla prima sulla sinistra.

"Sei un bastardo, vieni qui per farti menare o cosa?".

"Zitta".

Doris si zittì.

Aveva una brutta sensazione guardando l'espressione minacciosa di Greco, più sinistra del solito.

Cosa diavolo sta combinando?


"Ti faccio uscire da qui. Scapperai con me".

Al di là delle sbarre di ferro, i giovani Lang si guardarono l'un l'altro.

A bassa voce, Doris disse: "Non dirmi che... non hai ucciso seriamente Price..."

"Oh, l'ho ucciso, eccome. E non è il solo.

Anche mio padre ha avuto la sua parte; è ciò che si merita per aver cercato di picchiarmi quando sono tornato a casa.

Vecchio bastardo. Lo aiuto a facilitare il suo lavoro e così mi ripaga.

Ma ora non importa. Ad ogni modo, devo scappare dalla città oggi stesso.

Vieni con me?" i suoi occhi avevano uno scintillio animalesco, ma la sua voce era come il miele.


Indipendentemente da ciò che aveva fatto, alcuni potevano persino dire che la dedizione che mostrava per la donna che amava fosse ammirevole, ma Doris rispose piatta: "mi dispiace. Preferisco il castello del Conte piuttosto che scappare con te".

"Cosa intendi dire...?"

Le lacrime brillavano negli occhi della ragazza.

Lacrime di odio.


"Ti sei alleato con quel macellaio e.… voi l'avete ucciso...

Aspetta e vedrai. Non mi importa cosa mi succederà, mi assicurerò personalmente che tu finisca all'inferno".

Era sempre stata una donna determinata, ma vedendo i suoi begli occhi belli tinti di desolazione, Greco abbandonò tutte le sue trame e sogni.

"È così? Stai dicendo che preferisci la Nobiltà a me?".

Quando alzò lo sguardo, tutto l'emozione era svanita dal suo viso, ma il bagliore nei suoi occhi era insolitamente intenso.


"Se è così, allora credo che quando devi andare, devi andare.

Stai per raggiungere quel mascalzone nell'aldilà".

Facendo un passo indietro, estrasse la pistola a dieci colpi dalla sua fondina.

Dan gridò: "Sorella!" e si aggrappò al collo di Doris come se la sua vita dipendesse da quello, mentre lei cercava di nascondere il ragazzo dietro la schiena.


"Stai impazzendo, Greco!"

"Dì quel che vuoi. Ma preferisco questo, piuttosto che lasciare che qualsiasi altro uomo ti abbia, vampiro o meno.

Tu e quel moccioso dalla bocca grande potete lasciare questa vita insieme per quanto mi riguarda".

"Fermo!"


Il grido di Doris, per implorare per la sua stessa vita, fu l'ultimo pensiero coerente che attraversò la mente di Greco.

Qualcuno, dietro di lui, gli afferrò il polso con la pistola a dieci colpi.

Sebbene lo stesse toccando appena, il suo dito perse la forza per completare l'azione sul grilletto.

Un freddo soprannaturale si diffuse dal polso al resto del corpo.

Un respiro con il dolce profumo della morte solleticò il naso di Greco, e parole gelide e oscure si insinuarono nelle sue orecchie.


"Avresti dovuto uccidermi quando ne hai avuto la possibilità".

Il viso pallido di Larmica calò sul collo di Greco.

Congelati dall'orrore, Doris e Dan guardarono Greco diventare sempre più pallido.

Secondi dopo, la giovane donna vestita di nero si allontanò dall'uomo e si avvicinò alla loro gabbia.

Con una goccia di sangue che scendeva dall'angolo della bocca, questa bellezza che sembrava brillare nell'oscurità non poteva essere paragonata a nulla se non a uno spettro vendicativo.

Forse la sua sete non era ancora saziata, perché lo sguardo dagli suoi occhi rossi come il fuoco scosse Doris e Dan fino in fondo alle loro anime.

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