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Vampire Hunter D Volume 1 Capitolo 8E

Immagine del redattore: Makine-kunMakine-kun

Aggiornamento: 27 dic 2023

"Silenzio, ragazzino!" mugugnò il Conte, digrignando i denti dalla rabbia.

"Dato che nato dal sangue nobile, sicuramente sai cosa significa immortalità.

Vita imperitura, è il nostro dovere, schiacciando i vermi umani sotto i piedi lungo il cammino".

Mentre finiva di parlare, il Conte aggrottò le sopracciglia.

Si era appena accorto che D non lo stava guardando, fissava piuttosto il ritratto dietro di lui.


Se fosse stato solo quello, non gli avrebbe prestato molta attenzione.

Quello che lo sorpresa, in realtà era più simile all'orrore, fu che il volto del giovane alla luce tremolante delle torce era lo stesso del viso nel ritratto che stava fissando.

In quel momento il Conte si rese conto che parole che aveva sentito due volte prima risuonavano nel profondo delle sue orecchie.

Inconsapevolmente, le lasciò scappare dalla bocca.

"Ospiti transitori...".


In tutta l'orgogliosa e gloriosa storia della Nobiltà, solo questa affermazione del loro Sacro Antenato aveva suscitato sospetto e negazione da tutti i Nobili.

L'Accademia delle Scienze della Nobiltà aveva sviluppato un metodo per analizzare matematicamente il destino e, dopo aver incrociato questi dati con l'importanza storica di tutte le civiltà conosciute, avevano annullato tutte le variabili.

Quando furono attaccati per questa decisione, il Sacro Antenato fronteggiò i critici, apparendo in pubblico per la prima volta in un millennio, per controllare la situazione.

E quelle furono le parole che disse.


Il grande fiume, eternamente in corso, della storia metteva una civiltà temporaneamente sulla sua placida superficie.

Il Sacro Antenato si riferiva a tali civiltà col termine "ospiti transitori".

La domanda era, si riferiva alla Nobiltà o agli esseri umani?


La matassa intricata dei pensieri del Conte si fece più ingarbugliata, e poi un solo filo si liberò improvvisamente.

Una bizzarra voce che, era circolata per un breve periodo, tra la Nobiltà di alto rango, gli ronzò nuovamente nell'orecchio.

"Il nostro Antenato Sacro, a quanto pare, fece un giuramento con domestica umana.

Avrebbero avuto dei figli, e lui li avrebbe uccisi, ma anche dopo averli uccisi avrebbe fatto sì che ne avessero altri".


"Impossibile!"

Il cervello del Conte fu spinto ai limiti del panico e della confusione.

Non poteva essere possibile... Possibile che il Sacro Antenato avesse pianificato da sempre l'unione tra sangue umano e nobile?

Senza sapere cosa fosse verità o menzogna, il Conte fece un passo avanti, raggelato dai propri pensieri.

"Ragazzo, farò in modo che tu senta la piena potenza della Nobiltà prima di morire".


Mentre finiva di parlare, la sua cappa sventolò.

La fodera era rossa e scintillante.

L'aria ululò intorno alla stanza e ogni fiamma danzò fin quasi a spegnersi.

Sorprendentemente, la cappa si diffuse come una goccia di inchiostro che si dissolve nell'acqua e cercò di avvolgere D.


D estrasse la spada e sferzò il bordo della cappa con un unico movimento fluido.

La lama si attaccò alla fodera.

Era la stessa lama che aveva ucciso il mostro di bronzo Golem, e il licantropo che correva a metà velocità del suono!.


La fodera si avvolse attorno alla sua spada, strappandogliela di mano un secondo dopo.

Invero, D l'aveva lasciata andare.

Se avesse resistito, la sua stessa mano avrebbe potuto essere avvolta e schiacciata nel processo.


"E ora sei disarmato" rise con disprezzo il Conte, prendendo la spada di D nella sua mano destra.

La sua cappa tornò alle dimensioni normali.

Facendo un altro ampio gesto con essa, il Conte disse: "È stata cucita con la pelle delle donne che hanno placato la mia sete, ed è stata immersa nel loro sangue.

Grazie a tecniche segrete tramandate dal mio clan, è cinque volte più resistente dell'acciaio più duro e venti volte più flessibile della tela di un ragno.

E tu hai appena visto il suo potere adesivo con i tuoi stessi occhi".


Diverse schegge di luce sferzavano l'aria

La cappa si aprì.

Tutti gli spilli di legno che D aveva lanciato caddero a terra di fronte al Conte.

"Cessa di opporre resistenza".

La cappa si aprì come le ali di un oscuro e mistico uccello, e il Conte si scagliò avanti.

D schivò. Il polsino del suo cappotto aveva una nuova strappatura, merito della lama tagliente che la cappa era diventata.


"Oh, quale è il problema, mio buon Cacciatore? Sei rimasto senza poteri?"

La risata beffarda si levò da sopra l'attacco della cappa.

La velocità con cui la agitava era incredibile.

Incapace di ridurre la distanza tra il Conte e sé stesso, D si muoveva come il vento per evitare gli attacchi.

Ad un certo punto i due avevano cambiato posizione, così che D si ritrovasse di fronte a Doris, a proteggerla.


Gli occhi del Conte brillavano.

La sua cappa ululava nell'aria.

Proprio mentre D stava per balzare via di nuovo, qualcosa lo avvolse da dietro.

Le braccia di Doris!

Un battito di cuore dopo, il corpo di D fu avvolto dalla cappa.

In questa battaglia che richiedeva la massima concentrazione, persino lui aveva momentaneamente dimenticato che Doris era sotto il controllo del Conte.


Le ossa di D scricchiolarono sotto l'enorme pressione.

Il suo splendido volto si contorse.

Eppure, chi altro avrebbe avuto l'abilità di spingere Doris fuori dal pericolo un attimo prima che la cappa lo inghiottisse?

La spada di D brillò tra le mani del Conte.

"La tua rovina avverrà per mano dalla tua stessa lama".


Il Conte intendeva decapitarlo.

Il corpo di D era avvolto nella cappa, che la sua stessa spada non era in grado di perforare, e la spada fendeva l'aria con tutto il vigore del Conte, finché improvvisamente non si fermò.

La cappa si afflosciò e D sfuggì agilmente alle bizzarre restrizioni del tessuto.

Nel momento in cui la concentrazione del Conte si era spezzata, anche l'incantesimo sulla sua cappa era crollato.

D atterrò proprio di fronte al Conte.

Cosa aveva distratto il Conte?


"Ah!"

Convinto di poter affettare il suo avversario senza problemi, il Conte aveva spinto la lama.

La spada fu catturata e fermata proprio davanti al petto di D.

Intrappolata tra i palmi delle mani del Cacciatore.

I loro ruoli si erano invertiti rispetto al loro primo incontro!

Senza mollare minimamente la presa sulla lama, D torse entrambe le mani verso un lato.

Il Conte non volò per aria, ma la punta della lama si spezzò.

Con la punta spezzata ancora tra le sue mani, D saltò indietro.


"Lo stesso trucco... ".

Fu molto teatrale il modo in cui il Conte sospinse fuori la cappa mentre gridava, ma la differenza tra chi esegue il trucco e chi lo subisce in questo caso divenne la differenza tra vita e morte.

La punta della spada volò dalle mani di D in un lampo argenteo che affondò pulitamente nel cuore sotto il manto nero.


Per alcuni secondi il Conte rimase immobile come una statua.

Poi la carne del suo viso iniziò a sciogliersi, e i suoi occhi caddero a terra, trascinando dietro di sé i nervi ottici.

Solo pochi istanti dopo che era caduto a terra, la sua lingua putrefatta e le corde vocali produssero le sue ultime parole.

"Ho... ho dovuto implorare il nostro Sacro Antenato di insegnarmi proprio quel trucco...

Può essere... che tu sia veramente suo... ".


D si avvicinò rapidamente a Doris, che giaceva sul pavimento.

Qualcosa di strano stava accadendo al castello.

Il debole suono della campana d'allarme proveniva dal petto del Conte ne era la prova.

L'attacco mortale del Conte era vacillato perché aveva sentito l'allarme, deviandolo dalla vittoria certa verso l'abisso della morte.


Il pavimento tremava appena.

Un leggero tocco sulla guancia fu sufficiente a svegliare Doris.

Non c'era più traccia dei segni dei denti sul suo collo.

"D... che sta succedendo?! Sei vivo?"

"Il mio compito è stato completato.

Le ferite sulla tua gola sono scomparse".

D indicò l'estremità opposta della stanza e la via che aveva percorso.


"Se segui quella scala troverai Dan.

Devi tornare alla fattoria".

"Ma tu... tu devi venire con noi."

"Il mio compito è finito, ma ho ancora qualcosa da fare qui.

Sbrigati e vai.

E per favore assicurati di dire a Dan di non dimenticare la promessa che ha fatto a suo fratello maggiore".

Le lacrime brillarono negli occhi di Doris.

"Vai".


Voltandosi più volte, Doris scomparve finalmente nel buio.

Un saluto risuonò dalla mano sinistra di D, anche se probabilmente non raggiunse mai le sue orecchie.

"Addio, ragazzi coraggiosi e dolci. Che la fortuna vi assista".


D si girò, dall'altro lato della stanza c'era Larmica.

"È stata opera tua?" chiese D.

Larmica annuì e disse: "Ho invertito tutti i circuiti di sicurezza del computer.

Nei prossimi cinque minuti il castello sarà distrutto, ti prego, fuggi finché puoi".

"Perché non vivere nel tuo castello fino alla fine dei tempi, con l'oscurità come compagna?".

"Ormai è troppo tardi; la famiglia Lee è estinta da molto tempo.

È morta il giorno in cui mio padre ha scelto una eterna vita senza senso, fatta solo di bere il sangue umano".


Il tremore si fece più forte, e tutta la stanza iniziò a gemere.

I detriti bianchi cadevano dal soffitto non era comune polvere, ma pietra finemente polverizzata.

I legami molecolari dell'intero castello si stavano rompendo!

"Quindi, rimarrai qui?" chiese D.

Larmica non rispose alla domanda, ma disse: "Permettimi di chiederti una cosa, il tuo nome.

D... È D come Dracula?"

Le labbra di D si mossero.

I due rimasero immobili, con la polvere bianca che cadeva.

La sua risposta non fu udita.


Appropriatamente, il castello del vampiro si trasformò in polvere come il suo signore e scomparve.

Un panorama bianco di nuvole di detriti polverizzati, Doris e Dan non riuscivano a smettere di tossire per tutta quella polvere.

Erano in cima a una collina a meno di cento metri dal castello.

Asciugandosi gli occhi lacrimanti, quando Doris alzò di nuovo il viso, iniziarono a scorrere lacrime di un altro tipo.


"È sparito... tutto. E lui non tornerà...".

Mettendo una mano sulla spalla distratta della sorella, Dan disse allegramente: "Andiamo a casa, Sorella. Abbiamo un sacco di lavoro da fare."

Doris scosse la testa.

"Non serve a nulla... Non posso più farlo... Non posso usare più la frusta come facevo prima.

Non posso prendermi cura di te o fare il mio lavoro alla fattoria... E tutto perché ho trovato qualcuno di cui potermi fidare, ma...".


"Lascia fare a me."

Il bambino di otto anni gonfiò il petto.

La sua piccola mano afferrò il ciondolo di D.

"Dobbiamo solo resistere per altri cinque anni; poi sarò in grado di fare tutto io. Troverò anche un buon marito per te, Sorella.

Abbiamo una lunga strada davanti a noi, quindi fatti coraggio".

Dan sapeva di non essere più solo un bambino di otto anni.


Doris si voltò verso suo fratello, guardandolo come se fosse qualcuno che non aveva mai visto prima, e infine annuì.

Tra cinque anni sarebbe stato ancora un ragazzo.

Ma in dieci anni, sarebbe stato in grado di ricostruire la casa e cacciare i draghi di fuoco.

Ci sarebbe voluto molto tempo, ma il tempo aveva il suo modo di scorrere.


"Andiamo, Dan".

Recuperando finalmente il suo sorriso, Doris si diresse verso il loro cavallo.

"Certo!" replicò Dan e, anche se il suo cuore era quasi distrutto dal dolore, sorrise per nasconderlo.

Con entrambi sul suo dorso, il cavallo partì al galoppo verso est, dove il cielo era illuminato da una luce blu e li attendeva la loro fattoria.

D aveva mantenuto la sua promessa.


Capitolo 8 - Come Tagliare Corto Una Cerimonia - FINE

Vampire Hunter D Volume 1 - FINE

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